Pd "normale" che punti sui diritti sociali. Le Regionali rafforzano Bonaccini

Le ripercussioni del voto in Lombardia e nel Lazio sulla sfida interna ai Dem

Di Alberto Maggi
Politica

Il Pd resta il baricentro delle opposizioni, di fronte al disastro di M5S e Terzo Polo


Il Partito Democratico guadagna come lista qualcosa in Lombardia rispetto alle Politiche e tiene bene nel Lazio. Il tutto di fronte allo smembramento delle altre opposizioni, con il Terzo Polo ridicolizzato dal risultato di Letizia Moratti e dal disastro della lista nel Lazio. Per non parlare dei 5 Stelle di Giuseppe Conte, scomparso in Lombardia mentre a Roma ha perso la metà dei voti doppiato dal Pd quando sognava il sorpasso.

Nonostante tutto, il Pd è ancora il baluardo dell'opposizione a Giorgia Meloni e al suo governo, nel quale la Lega è in qualche modo risorta. Questo risultato elettorale, all'interno degli stessi Dem, viene letto come un buon viatico per Stefano Bonaccini nella sida congressuale contro Elly Schlein. L'affluenza in forte calo e il successo delle destra, unitamente al crollo del M5S, non segnala la voglia di rivoluzione nel Paese, ma, semmai, di normalità. Di una forza politica di opposizione pragmatica e concreta che pensa anche ai diritti sociali e che non si ferma solo sulle battaglie per i diritti civili.

Regionali: Schlein, ora cambiare davvero, facciamo la sinistra  

"La sconfitta di oggi in Lazio e Lombardia è netta, malgrado gli sforzi generosi dei nostri candidati e di chi si è speso per la campagna. Ora bisogna cambiare per davvero, nella visione, nei volti e nel metodo. Solo così si potrà ricostruire un campo progressista e tornare a vincere insieme. L'astensionismo altissimo è una ferita alla democrazia e temo che come a settembre interessi soprattutto le fasce più impoverite, che non trovano più rappresentanza. La destra si unisce e vince nonostante le sue contraddizioni. Noi dobbiamo fare la sinistra, quella che si batte per chi fa più fatica". Lo dichiara la candidata alla segreteria del Pd, Elly Schlein. 

Un Pd insomma che metta al centro il lavoro e che faccia emergere le contraddizioni del governo di Centrodestra, come ad esempio la differenza di trattamento tra Partite Iva e lavoratori dipendenti. Una sinistra che sappia mettere al centro i diritti al lavoro, al sostegno di chi non arriva a fine mese senza scadere nell'assistenzialismo dei 5 Stelle. Non un Pd che pensi quasi esclusivamente alle battaglie come porte aperte a tutti i migranti o diritti per le coppie gay e LGBT.

La tenuta del Pd in sostanza è quella di Nicola Zingaretti prima e di Enrico Letta poi, un Pd baricentro dell'opposizione che non subisce il fascino del M5S ma che sa trattare il Terzo Polo per quello che è numeri alla mano. Insomma, tra i Dem la lettura che esce dal dato delle Regionali è quella di una voglia di normalità, di occuparsi dei problemi quotidiani delle persone e delle famiglie, dalla scuola alla sanità passando per i trasporti e, appunto, il lavoro. Un Pd "normale", concreto e non rivoluzionario che assomiglia molto a quello di Bonaccini e poco a quello di Schlein.

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