La sottosegretaria di FdI Montaruli si dimette dopo la condanna per peculato

Rimborsi gonfiati, la Corte di Cassazione condanna la sottosegretaria all'Università

Augusta Montaruli
Politica

Condannata la sottosegretaria all'Università Montaruli

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per la sottosegretaria all’Università Augusta Montaruli (FdI) per l’uso improprio dei fondi dei gruppi consiliari del Piemonte negli anni dal 2010 al 2014, applicando uno sconto di pena, un anno e sei mesi. Confermate anche le condanne per l’ex presidente della Regione, il leghista Roberto Cota (un anno e sette mesi), e per l’ex deputato ed ex sindaco di Borgosesia, Paolo Tiramani, sempre della Lega, (un anno e 5 mesi). 

Le dimissioni da sottosegretario all'Università, sono arrivate solo qualche ora dopo la sentenza. "Ho deciso di dimettermi dall'incarico di Governo per difendere le istituzioni certa della mia innocenza", ha spiegato.

Secondo quanto raccontato da Il Manifesto stamane, le spese incriminate "riguardavano cene, abiti di lusso, gioielli, borse, ma anche dei corsi sull’uso dei social network e dei libri". Gli inquirenti avevano contestato alla Montaruli spese improprie per un totale di 41.552 euro, nel periodo dal 2010 al 2012.

Nel corso della mattinata è montato il coro di richieste di dimissioni. "Doverose", secondo M5s e Pd. "Ho la serenità di poter dire che non ho causato alcun ammanco alle casse pubbliche ne' altro danno alla pubblica amministrazione e ai cittadini", ha scritto la sottosegretaria all'Università nel post in cui annuncia le dimissioni. "Niente peraltro - aggiunge - è mai stato nascosto ed infatti il processo che mi ha visto parte si fonda sostanzialmente su rendicontazioni debitamente consegnate quando ancora nessuno era ancora neppure indagato. Anche da un punto di vista istituzionale ho provveduto a partire dal 2012 ad autoescludermi da ogni candidatura per ben cinque anni ed in ogni caso fino alla prima sentenza di assoluzione".

Considerata la particolarità dell'inchiesta, scrive ancora, "non ho aspettato il giudizio dei magistrati per non rinviare sine die una valutazione attenta delle mie responsabilita' politiche. Se poi anche in punta di diritto oggi mi potessi sedere formalmente dalla parte della ragione non mi sentirei altrettanto sollevata in coscienza; non so francamente come facciano coloro che non essendo esenti dalle medesime responsabilita' politiche se ne sono sottratti per tutti questi anni, nascondendosi nel silenzio o addirittura oggi parlandone a sproposito". Cio' nonostante "non ho mai paragonato la mia vicenda a quella di altri per cui stranamente non e' mai iniziata: non dovevo essere io ugualmente alleviata ma loro sottoposti allo stesso metro di giudizio. Non sono mai scappata. Non lo faro' ora", conclude.

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