Economia

Superbonus, più lavoro e più entrate: perchè cancellarlo non è una buona idea

L'opinione di Ezio Pozzati

Se le aziende producono più utili dovranno pagare più tasse e non tutte sono compensate dal credito d'imposta

Superbonus, migliaia di professionisti coinvolti che incrementano le entrate per lo Stato

Si fa un gran parlare della linea intrapresa dal Governo in merito agli eco-bonus agganciati al credito d'imposta. Mi piacerebbe concordare sul fatto che ciò potrebbe nuocere alle casse dello Stato, ma se lo guardiamo sotto il profilo del ritorno finanziario bisognerebbe pensarci un po' e già che ci sono direi che non è molto conveniente tagliare ipso facto gli incentivi che potrebbero portare beneficio sia all'occupazione sia alla circolazione monetaria.

Domanda: perché la spesa corrente come “incentivo” non dovrebbe dare un ritorno economico-finanziario? Faccio un esempio banale, questo ritorno ce l'ho se costruisco un ponte o una strada? Sicuramente una delle preoccupazioni del Governo è che ci sono tanti “imbroglioni”, ma questi potrebbero essere stoppati fin dall'inizio? Ecco il mio suggerimento:

  • Il comune dovrebbe controllare l'ultimazione dei lavori,
  • Si dovrebbero cancellare dall'Albo Professionaei tutti i tecnici ed i contabili che certificano i lavori inestenti
  • Mentre per gli imprenditori “mariuoli” la responsabilità in solido del danno cagionato alla Stato oltre all'interdizione perpetua dai pubblici uffici e l'interdizione ad aprire attività con partita IVA
  • Coinvolgimento dell'Agenzia delle Entrate per certificare la fruibilità dell'incentivo
  • Coinvolgimento del mondo bancario per “scontare” i vari bonus che usufruiscono del credito d'imposta.

Bene ora un piccolo passaggio sull'economia spicciola; i soggetti coinvolti sono: i professionisti tecnici e gli amministrativi, le imprese edili, l'idraulico, l'elettricista, i fornitori dei vari materiali cemento, piastrelle caldaie e tutti gli accessori che occorrono, gli autotrasportatori che consumano carburante (soggetto ad accise) e gomme e che necessitano manutenzione dalle officine. Ristoranti e bar con i loro fornitori, i rappresentanti (che consumano carburante, auto ecc.) e non per ultimo i dipendenti; scusate se mi sono dimenticato di qualcun altro.

Da qualche parte ho sentito che per lo Stato non c'è ritorno economico finanziario. A queste persone vorrei ricordare che Irving Fisher (1867-1947) ha ideato una formula che recita: MV=PY (Moneta x Velocità=Prezzi x Quantità prodotto), più semplice di così! Poi, se le aziende producono utili dovranno pur pagare le tasse, che non tutte sono compensate dal credito d'imposta, basti pensare anche ai lavoratori dipendenti.

Un'ultima riflessione: se le imprese non lavorano a chi ci dobbiamo rivolgere per avere occupazione? Può uno Stato permettersi di mantenere, per anni, persone a casa? Vedi la grande battaglia anche per il Reddito di Cittadinanza o la Cassa Integrazione che sarebbero contraddittori con la cessazione degli incentivi. Domanda: attualmente quali sono le alternative per far crescere l'economia? Non occorre avere la bacchetta magica, che ne dite se sarebbe sufficiente il buon senso? Grazie