Chi è Matteo Piantedosi, vero ministro di destra: linea dura su rave e ONG
Nato nel 1963 a Napoli è laureato in Giurisprudenza. Ha lavorato con Salvini, Maroni, Cancellieri e Lamorgese
La sua carriera in prefettura inizia nel 1989 proprio nel capoluogo emiliano dove per otto anni è stato capo di Gabinetto
Rave party? Sei anni di carcere e 10mila euro di multa. Navi ong battenti bandiera di altri paesi europei che portano i migranti in Italia? Stop, i nostri porti restano chiusi. L'Italia ha un ministro dell'Interno di destra. Era ora, per molti, almeno per la maggioranza degli italiani che il 25 settembre hanno scelto il Centrodestra e Giorgia Meloni. Rispetto delle regole, prima di tutto. Stop al caos della gestione di Luciana Lamorgese.
Ma chi è Matteo Piantedosi? Politicamente piace a tutta la maggioranza. Ex capo di gabinetto di Matteo Salvini quando era al Viminale, è stata la prima scelta di Meloni per la casella del ministero dell'Interno. E - dicono - ha ottenuto il via libera convinto del Presidente Sergio Mattarella.
Nato nel 1963 a Napoli - grande ammiratore di Pino Daniele - Piantedosi è laureato in Giurisprudenza all'Università di Bologna. È sposato con Paola Berardino, prefetto di Grosseto, e ha due figlie.
La sua carriera in prefettura inizia nel 1989 proprio nel capoluogo emiliano dove per otto anni è capo di Gabinetto. Nel febbraio 2007 diventa viceprefetto vicario fino al 2009, quando viene chiamato al ministero dell’Interno a dirigere l’Ufficio relazioni parlamentari.
Nel 2011 diventa prefetto e trasloca a Lodi, la sua prima sede. Passa meno di un anno e torna a Roma per il suo primo incarico accanto a un leghista: diventa vicecapo di Gabinetto del ministro dell’Interno, Roberto Maroni (che ha apprezzato anche la sua recente nomina al Viminale).
La carriera di Matteo Piantedosi, nuovo ministero dell'Interno
A novembre dello stesso anno, arriva una nuova nomina: vicecapo della Polizia. Lavora come vicecapo di gabinetto della ministra Annamaria Cancellieri (sempre all'Interno) durante il governo Monti. Da qui una pausa da Roma che si conclude nel 2018.
L’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini lo vuole al suo fianco come capo di gabinetto (è il più giovane nella storia del Viminale). Il periodo da ministro per Salvini è pieno di polemiche: è accusato di non essere mai presente al ministero perché troppo impegnato nella propaganda politica e soprattutto la sua politica dei “porti chiusi” ai migranti lo porta a litigare anche con i suoi stessi alleati di governo, il Movimento 5 Stelle.
Piantedosi coordina il lavoro e aiuta il leader leghista nel mettere in pratica i “respingimenti” e i decreti sicurezza.
Il suo lavoro gli fa guadagnare la simpatia del capo del Carroccio, ma lo fa finire nel registro indagati della procura di Agrigento per i reati di sequestro di persona, arresto illegale e abuso d’ufficio in riferimento al caso Diciotti, la nave della Guardia costiera a cui non fu concesso di far sbarcare i migranti soccorsi nell’agosto 2018. In seguito il capo di gabinetto è stato escluso dagli indagati.
Con la fine del Conte I, Piantedosi resta al Viminale accanto alla neoministra Luciana Lamorgese. L’esperienza dura fino al 2020 quando viene nominato prefetto di Roma. Poi arrivano le elezioni del 25 settembre e la vittoria netta del centrodestra. Salvini vorrebbe tornare a guidare il ministero dell’Interno, ma Meloni è preoccupata dal protagonismo del leader leghista in quel ruolo. Piantedosi diventa quindila soluzione perfetta: è un tecnico, ma gode della stima Salvini e piace a Meloni.
Piantedosi è finito nel mirino di Roberto Saviano. L'autore di Gomorra usa la stessa retorica di Gad Lerner per attaccare il governo di Giorgia Meloni. Lo scrittore non condanna il rave party di Modena, anzi. "Mentre il governo propone di alzare il tetto al contante (che gran favore alle mafie!) - si legge in un suo tweet - il ministro Piantedosi ferma i 'veri criminali': imbarcazioni ONG e rave party. Non c’è che dire, siamo in una botte di ferro".