Pier Silvio scende in campo? La politica nel futuro del figlio del Cav
Il dietro le quinte della lettera a Repubblica
Si tratta di una lettera “di sinistra” con cui l’erede di Mediaset si presenta come un uomo normale a cui piace parlare con la gente; non per niente si definisce “figlio di mio padre”
Qualche giorno fa Pier Silvio Berlusconi (54) ha pubblicato una “lettera aperta” a Repubblica che ha fatto un certo scalpore.
Non una lettera politica, come qualcuno poteva aver immaginato, ma una “lettera umana”, quasi liberatoria e catartica in cui si descriveva come una sorta di privilegiato uomo comune.
Con questo termine intendiamo dire che l’Ad di Mediaset non rinnega certo i suoi legami col padre ma vuole descriversi come un professionista che ama il proprio lavoro e ama coltivare l’amore per il proprio fisico, ma non in “fissa” – come lui stesso scrive - bensì più per le endorfine che la dipendenza fisica dalla fatica gli forniscono, tanto è vero che quando corre come Blade Runner in quegli spazi dell’anima che sono le spiagge sarde al confine con le pinete accarezzate dal mare verde - blu cobalto, prova un vero senso di libertà che sconfina quasi in una “esperienza spirituale”.
Detto questo, al di là della lettera in se stessa, occorre soffermarsi su quello che è un vero e proprio piano che sembra avere l’erede del Cavaliere e cioè superare il conflitto di interessi che ha bloccato il pieno sviluppo aziendale di Mediaset sia in Italia che – ad esempio - in Germania.
Quindi il primo passo è quello di normalizzare i rapporti con il “nemico storico”, cioè la sinistra a cui molti elettori hanno rimproverato di non aver voluto risolverlo quel conflitto di interessi per inerzia o per convenienza politica.
Dunque la lettera a Repubblica, abbastanza imprevista, si inserisce in un percorso ben preciso che l’erede di Mediaset ha evidentemente in programma.
Si tratta di una lettera “di sinistra” con cui l’erede di Mediaset si presenta come un uomo normale a cui piace parlare con la gente; non per niente si definisce “figlio di mio padre” che non è una banale tautologia, come potrebbe sembrare, ma si tratta di una vera e propria rivendicazione di leadership, anche emotiva.
Non è neanche passato inosservato che Luciana Littizzetto e Bianca Berlinguer, due icone della sinistra dura e pura, siano passate alla corte del Biscione.
C’è anche da dire che il direttore di Repubblica Maurizio Molinari, per quanti sforzi faccia per sembrare barricadero è pur sempre un uomo ed un ex giornalista de La Stampa di Agnelli e quindi siamo ben lontani da la Repubblica – l’Espresso di Carlo De Benedetti. Proprio la maggiore moderatezza di Molinari rispetto ad un Ezio Mauro permette l’instaurarsi di un dialogo.
Del resto la partita Mediaset è appena agli inizi e Pier Silvio insieme alla sorella di primo letto Marina detengono insieme il 53% delle quote azionarie.
L’erede designato alla guida della tolda della corazzata mediatica è tentato anche dalla via della politica. Già nel 2014 il padre aveva testato la possibilità di presentarlo alle Europee e lui nei sondaggi si era classificato al primo posto, poco avanti a Marina. Ma poi non se ne fece più niente e Matteo Renzi si prese il 40% dei voti.
Dopo la scomparsa del padre Pier Silvio ha dichiarato a proposito:
"Qualcosa a livello emotivo, non razionale, si è mosso: ho pensato che il suo rapporto con gli italiani e con l'Italia, fatto di amore e di libertà, è un lascito che deve vivere. Peraltro io ho 54 anni, mio padre ne aveva 58 quando è sceso in politica…".
Però ha poi precisato:
"Innanzi tutto la politica è un mestiere serio, che non si impara dall'oggi al domani. Poi non penso che sia giusto lasciare le cose a metà: ritengo di dover rimanere a Mediaset a fare il mio mestiere. E poi, ed è la cosa più importante di tutte, ad oggi non c'è nessuna emergenza: per la prima volta dopo tanti anni c'è un governo votato dagli elettori, che sta facendo del suo meglio. E penso che Forza Italia debba e possa garantire stabilità al governo".
Dunque non una chiusura ma una semplice considerazione sul futuro che lascia aperta più di una possibilità ad una sua discesa in campo, non nell’immediato, ma nel prossimo futuro sì, basti pensare alla considerazione fatta sull’età.
E Pier Silvio ha tutte le carte in regola per sostituire il padre e dovrebbe cominciare a muoversi per tempo perché ai 58 anni mancano solo 4 anni. Diciamo questo perché la politica è darwinianamente spietata e l’eredità di Forza Italia interessa parecchi nel centro – destra.