Ponte Stretto, zero limiti sulle spese. Lega, emendamento da "liberi tutti"

Il Carroccio chiede che per tre anni non ci sia nessun controllo sui tetti degli stipendi dei manager. Sarebbe l'unico caso nella pubblica amministrazione

di redazione politica
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Ponte sullo Stretto, niente spending review per tre anni. La norma ad hoc

La Lega ha presentato un emendamento inserito nel Milleproroghe destinato a far discutere. Riguarda la costruzione del ponte sullo Stretto, un'opera da 15 miliardi di euro. Se approvato, per tre anni porterà la Stretto di Messina, vale a dire la società incaricata di realizzare il ponte, fuori dall’alveo dei soggetti pubblici. La prima conseguenza è che non si applicheranno le norme di "contenimento della spesa" previste fin dal 2009 e poi ampliate dal governo Monti in poi. La seconda, per così dire, indiretta, - si legge su il Fatto Quotidiano - è che salteranno anche i tetti stipendiali per i vertici, gli unici rimasti dopo le modifiche dei mesi scorsi. È l’ultima trovata sulla maxi-opera partorita dallo staff di Salvini. L’emendamento è stato infatti presentato al decreto Milleproroghe, in discussione alla Camera, e inserito tra i "segnalati" dai deputati leghisti ma è una precisa richiesta di Sdm e messa nero su bianco negli uffici del ministro delle Infrastrutture. Procedura lampo e blindata. L’emendamento fa slittare (per ora) al gennaio 2027 l’inserimento di Sdm nell’elenco dei soggetti pubblici dell’Istat, decine di società ed enti statali a cui si applica la spending review.

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Si parla di norme che nei quadri sinottici del Tesoro - prosegue Il Fatto - occupano 70 pagine e prevedono riduzioni di spese anno per anno: consulenze, emolumenti, consumi, gettoni per gli organi collegiali ma anche disposizioni su bilanci e gestione del debito. Sdm replica che la ragione è solo tecnica: la società è uscita dalla liquidazione decisa nel 2012 dal governo Monti ed è "operativa solo da giugno", non esistono qui dati di spesa consuntivati su cui calcolare i tagli. In ogni caso, non ci sono "oneri aggiuntivi per lo Stato" e "non riguarda il sistema retributivo aziendale e i cosiddetti tetti agli stipendi". Ma la realtà - sostiene Il Fatto - è più complessa. La norma dovrebbe produrre risparmi di spesa, che non ci saranno. Lo slittamento poi non è di un anno ma per un triennio e non prevede eccezioni se non “gli obblighi di comunicazione dei dati rilevanti in materia di finanza pubblica”: tutto il resto salta, limiti agli stipendi compresi.

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