Premierato, nessun avallo dal Colle. Ora si temono le dimissioni di Mattarella

Meloni ai suoi: “Il Presidente non deve andar via” ma in Parlamento serpeggia la paura. I costituzionalisti: “È un chiaro invito a lasciare, sarebbe dimezzato"

Sergio Mattarella
Politica

La riforma sul premierato scatena il timore delle dimissioni di Mattarella

C'è uno spettro che sta prendendo corpo nel centrodestra: le dimissioni di Sergio Mattarella. Scrive la Stampa che "nel centrodestra ancora riecheggiano le parole di Silvio Berlusconi di un anno fa: «Se passa il presidenzialismo, Mattarella dovrebbe dimettersi, per poi magari essere eletto di nuovo»." Per la Stampa, il pensiero "che espresse il Cavaliere una traccia deve averla lasciata, se la stessa Giorgia Meloni va ripetendo ai suoi che «Mattarella non se ne deve andare, non avrebbe motivo di dimettersi»".

È un timore che viene per ora esorcizzato, ma che è stato lo sfondo di tutte le trattative tra i partiti della maggioranza, in queste ultime ore, racconta il quotidiano torinese. "Lo scenario di dimissioni del capo dello Stato, una volta terminato il processo costituente, (con un referendum che la sinistra teme già di perdere) non viene sottovalutato da nessuno. Specie dai progressisti, ma non solo. Dimissioni certo non polemiche, ma come presa d’atto di una nuova situazione, stravolta rispetto all’attuale".

Anche perché, riporta la Stampa, tra i costituzionalisti c’è chi ne parla apertis verbis, sollevando il velo su un sospetto che circola nei Palazzi. «Questa riforma è un chiaro invito alle dimissioni di Mattarella – nota Francesco Clementi, ordinario di diritto pubblico, con ottime frequentazioni istituzionali – del resto il Presidente sarebbe drasticamente dimidiato nei suoi poteri e si porrebbe necessariamente l’interrogativo su che fare: restare altri tre anni in carica senza poter far nulla? Se ci fossero situazioni di crisi, come farebbe a difendere il Paese con le mani legate dietro la schiena?».

Dal Quirinale nessun avallo alla riforma sul premierato

Secondo Repubblica, d'altra parte, dal Quirinale non è arrivato nessun avallo alla riforma. "Che peso dare all’interlocuzione col Quirinale rivelata pubblicamente da Giorgia Meloni in conferenza stampa? Alla certificazione di un confronto «con il presidente della Repubblica e con gli uffici del Colle, come avviene sempre con provvedimenti importanti di questo tipo»? Quel passaggio della premier è parso quasi sottolineare un consenso del presidente della Repubblica alla riforma approvata in consiglio dei ministri. Naturalmente non è così", sostiene il quotidiano diretto da Maurizio Molinari.

"L’interlocuzione non sottintende alcun sostegno. Non è la legge Meloni-Mattarella, è la legge Meloni e basta. Nessuno, insomma, può dedurne che Sergio Mattarella sia d’accordo con questo premierato, una proposta che degrada la Presidenza della Repubblica a taglianastri. E che depotenzia il Parlamento. Sia chiaro: uno scambio di opinioni naturalmente c’è stato, fanno notare al Quirinale", scrive Repubblica, "e ovviamente Mattarella autorizzerà la presentazione del disegno di legge alle Camere". Ma non sarà un avallo.

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