Processo Open Arms, Salvini a Palermo. Ong: non siamo noi i nemici dell'Italia
Il leader leghista è sotto processo per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio. Il mancato sbarco dei migranti della Open Arms nel 2019 sotto accusa
Open Arms, processo a Salvini rinviato il 21 aprile
Dopo oltre nove ore di udienza nell’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo, slitta al prossimo 21 aprile la deposizione di Oscar Camps nel processo Open Arms a carico del ministro Matteo Salvini, accusato di sequestro di persone e rifiuto di atti di ufficio.
Lo stesso fondatore della ong spagnola, peraltro, aveva in giornata chiarito le aspettative della parte offesa: “Mi aspetto giustizia da questo processo. E che finalmente una volta per tutto cessi questo disprezzo per la vita a cui stiamo assistendo. Il problema reale è la mancanza di soccorsi in mare - aggiunge Camps - Come abbiamo visto nel 2016 e 2017, a partire dal 2018 tutto è cambiato: è cambiata la politica in Italia ma anche l'attitudine della Guardia costiera. Gli sbarchi umanitari sono diventati nemici dell'Italia e sembra che noi siamo i responsabili di tutti i problemi del paese, ma la realtà è quella che c'è fuori".
Open Arms, la difesa di Salvini: "Non c'era acqua nel barcone"
L'udienza è stata carica di momenti di tensione tra l'accusa e la difesa, e hanno parlato soprattutto i consulenti della difesa del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti: "Escludo che l'imbarcazione avesse acqua all'interno, anche quando il natante viene svuotato riemerge e lo si vede in perfetto stato di galleggiamento, i motori ancora funzionavano, e la situazione di galleggiabilità è stata sempre giudicata positivamente". Il riferimento è al barcone con 55 persone a bordo che il primo agosto del 2019 fu soccorsa dalla ong spagnola Open Arms. "L'imbarcazione era in assetto di galleggiamento stabile, quindi, c'è una discordanza rispetto agli eventi registrati nel diario di navigazione" hanno dichiarato i consulenti Massimo Finelli e Maurizio Palmese.
La nave di Open Arms il primo agosto del 2019 raggiunse il barcone con 55 migranti a bordo "nonostante l'indicazione di Alarm phone non fosse corretta". "Arrivarono due mail di Alarm phone - spiegano i due consulenti Massimo Finelli e Maurizio Palmese -e una non era corretta. Eppure già prima di Alarm phone la nave Open Arms stava andando in quella direzione". Dunque, secondo la difesa di Salvini, è plausibile che Open Arms conoscesse già in anticipo la posizione del barcone poi soccorso. Poi i due consulenti aggiungono: "E' il barcone che si avvicina a Open Arms, fa una accostata. E poi ci sarà lo sbarco con i gommoni".
Open Arms, il comandante del sottomarino Venuti, Oliva: “Il sommergibile non era attrezzato per le operazioni di salvataggio”
Il Comandante della Marina militare Stefano Oliva, invece, aveva così dichiarato: “L'incrocio di Open Arms è stata assolutamente casuale in quanto operava nel quadrante di nostra competenza. Anche Open Arms è stata da noi seguita per circa 17 ore a partire dal primo agosto. Il sottomarino – ha aggiunto – quando è in missione comunica soltanto con la centrale operativa sommergibili. Da questa eventualmente le informazioni vengano trasferite ad altri organi preposti, sempre riferibili alla Marina militare”. Il Venuti ha seguito l’imbarcazione della ong dopo che questa ha aumentato la velocità cambiando improvvisamente rotta e ha poi “seguito” le operazioni di trasferimento e trasbordo dei migranti dal barcone attraverso i mezzi veloci, alla Open Arms".