Province, torna l'elezione diretta. Meloni così 'placa' Salvini. Esclusivo

Al voto il 9 giugno 2024 insieme alle Europee

Di Alberto Maggi
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Politica

Piano leghista condiviso da FdI e Forza Italia, l'accelerazione

 

"Rinnovare e rafforzare le Province". Queste parole, pronunciate a Chieti due giorni fa dal Presidente Sergio Mattarella all'assemblea dell'UPI, segnano la svolta. La maggioranza di Centrodestra - secondo quanto Affaritaliani.it è in grado di rivelare - ha deciso di accelerare e di far risorgere l'elezione diretta del presidente della provincia e del consiglio provincia, abolita dal Centrosinistra con la riforma dell'ex ministro Graziano Delrio. Nelle regioni a statuto ordinario - per quelle a statuto speciale la data potrebbe essere diversa, ma non necessariamente - si andrà al voto insieme alle elezioni europee del 9 giugno con un grande election day.

La spinta è arrivata soprattutto dalla Lega. Matteo Salvini ha sempre sostenuto questa battaglia, che non è riuscito a vincere quando ha governato per poco più di un anno con il M5S, perché ritiene che le province debbano tornare ad avere un ruolo centrale soprattutto per quanto concerne la gestione e la manutenzione di strade, scuole e di servizi legati al trasporto locale. Di fatto le province non sono state mai abolite, esistono ancora ma con la cosiddetta elezione di secondo livello, cioè dai consiglieri comunali delle singole zone d'Italia.

Il piano, condiviso anche da Fratelli d'Italia e Forza Italia, è quello di ritornare al voto popolare riidando anche fondi e maggiori competenze alle province, in una sorta di decentramento che si richiama al principio di sussidiarietà. Quello del 9 giugno sarà un test delicatissimo. Il Centrodestra punta a fare il botto e a conquistare - dicono nella maggioranza - l'80-90% delle province italiane. Ma l'incognita sono le tante liste civiche che a livello locale possono modificare di molto i risultati e i pronostici.

Per l'opposizione sarà un difficile banco di prova. Il Pd di Elly Schlein dovrà decidere se allearsi con il M5S, debolissimo nelle elezioni amministrative, o se tentare la strada con il centro di Calenda e non solo. Quasi impossibile rilanciare il famigerato campo largo. Meloni ha accettato la proposta leghista di accelerare perché le elezioni provinciali prevederanno la formazione di coalizioni, sul modello delle Regionali (senza ballottaggio come previsto oggi per le Comunali), e quindi in qualche modo, si augura la premier, potrebbe e dovrebbe mitigare la competizione leghista sul fronte delle Europee (già forte soprattutto sul tema migranti), dove invece con il proporzionale è tutti contro tutti.

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