"Berlusconi al Colle? Ha il 10% di chance.Divisivo, avrebbe contro metà Paese"
Quirinale, intervista di Affaritaliani.it a Roberto Formigoni
Quirinale, niente Casini, Amato Cartabia o Severino... Parla Formigoni
Presidente della Regione Lombardia per 18 anni, parlamentare europeo per 9 anni (e per 5 vicepresidente dell'assemblea Ue), senatore per 5 anni e deputato per altri 5. Roberto Formigoni è un profondo conoscitore della politica italiana e dei meccanismi del Palazzo. In questa intervista esclusiva ad Affaritaliani.it delinea il suo scenario in vista dell'elezione del nuovo Presidente della Repubblica (e non solo).
Il 18 gennaio 2022 iniziano in Parlamento le votazioni per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Sergio Mattarella ha più volte escluso il bis, pensa che una sua rielezione sia ormai da escludere?
"Non solo non la escludo affatto, ma la sponsorizzo e la caldeggio. Nella situazione in cui siamo oggi abbiamo bisogno che Mario Draghi continui a guidare il governo e l'Italia con l'abilità e la forza che sta dimostrando per almeno altri due o tre anni".
Quindi il punto di partenza è che Draghi resti a Palazzo Chigi...
"Mi sembra proprio di sì. Dobbiamo gestire al meglio i fondi del Pnrr, ovvero i miliardi che stanno arrivando e che arriveranno dall'Unione Europea, per far ripartire definitivamente l'Italia. Non possiamo assolutamente sprecarli. I fondi vanno gestiti al meglio con progetti seri e quindi serve la guida di una personalità forte che è in grado di ottenere il consenso dei partiti alzando soltanto un sopracciglio, nemmeno la voce".
Insomma, avanti con Draghi...
"La prima necessità è quella di avviare in modo ultra-sicuro il piano di ricostruzione. Ho letto che i 31 progetti presentati dalla Sicilia legati al Pnrr sono stati tutti bocciati e in altre regioni non siamo in condizioni migliori. Va fatto un lavoro colossale, la gente non se ne rende conto perché sono questioni tecniche, ma, ripeto, si tratta di riprogettare l'Italia. Come reddito pro capite non abbiamo ancora recuperato il ritardo accumulato con la crisi del 2012-2013, siamo tornati ai livelli del 2019, di inizio pandemia, segno che qualcosa di buono è stato fatto con le vaccinazioni e le misure economiche anche da Draghi, ma siamo ancora indietro rispetto al 2012".
Draghi è l'unico in grado di mettere d'accordo i partiti?
"Assolutamente sì. I provvedimenti entrano in Consiglio dei ministri con i partiti che alzano la voce, ma escono votati all'unanimità. Draghi non è certo un mago, ma è esperto in mille materie ed è capace di spiegare le sue scelte e di accettare le osservazioni giuste. Se il governo vota sempre all'unanimità e il Parlamento quasi vuole dire che abbiamo bisogno di Draghi premier. E poi mi domando, se non lui chi altri? Nessuno".
E se Draghi volesse andare al Quirinale?
"Non so se nel suo orizzonte ci sia la presidenza della Repubblica, non si è mai pronunciato. Sarebbe certamente un ottimo Capo dello Stato, ma sarebbe anche un ottimo Presidente della Commissione europea, della Banca Mondiale o di altre cariche altrettanto importanti e decisive, non solo per il suo futuro personale, ma per il bene dell'Italia. Non va dimenticato che fu Draghi a salvare l'euro e l'Italia quando era Presidente della Banca Centrale Europea".
La soluzione migliore per l'Italia è quindi che Draghi resti premier e Mattarella bis...
"Auspico che Draghi resti a Palazzo Chigi e che Mattarella sia rieletto al Quirinale, sarebbe il migliore dei garanti. Se poi tra due o tre anni, con il Pnrr sulla strada giusta e la pandemia alle spalle, Draghi avesse intenzione di candidarsi al Quirinale, sono certo che Mattarella sarebbe felice di lasciargli il posto. D'altronde per il bis c'è il precedente del 2013, quando tutti i partiti chiesero a Giorgio Napolitano di restare Presidente per altri due anni. So bene che il bis non è previsto dalla Costituzione, ma non è neppure escluso. I padri costituenti sono stati lungimiranti lasciando questo aspetto indeterminato".
Ma Mattarella ha già preso casa a Roma...
"Capisco che dica che ha già affittato una casa e che è l'ultima volta che visita questa o quella istituzione, d'altronde non può certo lasciar intendere nemmeno di essere disponibile al bis. Deve continuare a dire no, no, no. Però se due giorni prima dell'inizio delle votazioni in Parlamento tutti i partiti, il fronte deve essere unanime, si presentano al Quirinale come accaduto nel 2013 con Napolitano e, con l'assenso di Draghi, gli chiedono di rimanere, Mattarella, che è uomo delle istituzioni, non può sottrarsi e non può dire di no".
Quirinale, "Berlusconi al massimo ha il 10% di chance di diventare presidente della Repubblica"
Però pare che Silvio Berlusconi, che lei conosce benissimo, punti con decisione al Quirinale. Non ha chance?
"Berlusconi nell'ultimo periodo ha guadagnato consensi, ma non credo realisticamente che abbia chance di diventare Presidente della Repubblica. Al massimo possiamo dargli il 10% di chance. Poi tutto può essere, per carità, a patto che Matteo Salvini e Giorgia Meloni mantengano la parola data e non lo stiano ingannando e a patto che Berlusconi trovi cinquanta voti di ex grillini in Parlamento".
Insomma, difficile, quasi impossibile...
"Francamente sconsiglierei a Berlusconi di farsi eleggere con due o tre voti di maggioranza, per la sua storia non merita questo. Sarebbe un Re Travicello, eletto con una maggioranza risicata e che avrebbe contro quasi la metà del Parlamento e dell'opinione pubblica. Sono fattori da tenere presente".
Matteo Renzi e i parlamentari di Italia Viva voterebbero Berlusconi Presidente?
"Dipende dalle condizioni. Renzi è sicuramente attratto più dalla prima soluzione (Draghi premier e Mattarella bis), poi che si stia avvicinando al Centrodestra lo vedono tutti a occhio nudo. Ma il leader di Italia Viva vuole che il Presidente sia eletto con una maggioranza molto ampia e che goda di forte consenso anche nell'opinione pubblica. Al di là dei meriti di Berlusconi, è un personaggio divisivo e continuerebbe ad esserlo anche al Quirinale. Quello di Capo dello Stato non è un ruolo adatto a Berlusconi, nonostante le sue doti. Leggendo questa intervista spero che il presidente di Forza Italia non ne abbia a male, ma proprio per i suoi meriti e la sua capacità di cambiare l'Italia e di passare dalla Prima alla Seconda Repubblica, Berlusconi è una figura divisiva".
Non pensa che anche nella stessa Forza Italia potrebbero esserci franchi tiratori?
"Non credo, francamente, questo no. Ma l'elezione del presidente della Repubblica è strana e particolare perché avviene a scrutinio segreto. Le decisioni dei leader dei partiti, quindi, valgono relativamente. Ricordiamoci che cosa è successo con i 101 franchi tiratori che hanno affossato Romano Prodi. Mezz'ora prima l'assemblea del Pd aveva votato all'unanimità Prodi, mezz'ora dopo 101 di loro, ovvero circa un terzo, ha scritto un altro nome sulla scheda. Impossibile dunque fare previsioni".
E l'ipotesi Gianni Letta non la vede? Sarebbe meno divisivo di Berlusconi...
"Letta è certamente persona degna di stima, ma se lo eleggiamo al posto di Mattarella poi pensiamo che non ci saranno ripercussioni sul governo Draghi? E' molto stimato, vero, ma è pur sempre un personaggio del Centrodestra e una parte consistente del Centrosinistra non lo voterebbe. Ci sarebbero polemiche e mal di pancia, non so se lo stesso Letta accetterebbe di essere eletto in questo clima di dissapori e, ripeto, ci sarebbero conseguenze sul governo. Dobbiamo capire che viviamo in un'epoca straordinaria, come quando la Dc aveva il 70% ed esprimeva il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio con una sana dialettica tra correnti. Ma i governi erano stabili, successivamente sono stati tutti incerti. Oggi siamo tornati all'equilibrio".
Quirinale, niente Casini, Amato Cartabia o Severino...
Non vede ad esempio un democristiano come lei, Pierferdinando Casini, al Quirinale? O Giuliano Amato? O una donna, ad esempio Marta Cartabia o Paola Severino?
"Non vedo nessun'altra ipotesi se non quella che ho spiegato, poi non vuol dire che non accada. Il Parlamento è sovrano e può trovare una soluzione diversa, una donna, un democristiano... Nell'elenco che mi ha fatto ci sono personaggi che in altri tempi e in altre condizioni meriterebbero l'elezione, ma oggi la situazione del Paese è particolare. E vorrei aggiunge un altro fatto che spiega perché serve il Mattarella bis...".
Prego...
"Non va dimenticato che con le prossime elezioni il nuovo Parlamento sarà più piccolo di un terzo, quindi a febbraio eleggiamo un Presidente espresso dalle Camere che ricopiano gli equilibri del 2018. Equilibri che non esistono più, quando il M5S ad esempio aveva il 34% e oggi vale la metà. Con le elezioni del 2023 il nuovo Parlamento avrà un terzo in meno di deputati e senatori e inevitabilmente si mette in difficoltà il nuovo Capo dello Stato appena eletto ma con i vecchi equilibri e i vecchi numeri. Ecco perché Mattarella potrebbe proseguire per un altro anno o anno mezzo o due con il suo mandato, poi dimettendosi ci sarebbero le elezioni del suo successore con i nuovi equilibri politici e parlamentari".
Lei ha detto che spera che Draghi resti per altri due o tre anni. Quindi lo vede premier anche dopo le prossime elezioni politiche?
"Sì, certamente".
E sostenuto da chi?
"Dalla stessa maggioranza che lo appoggia oggi. I risultati delle elezioni serviranno al massimo per dare uno o due ministri in più a chi ha preso più voti e uno o due ministri in meno a chi ha perso consensi. Le urne determineranno i cambiamenti nella compagine governativa, ma non immagino nel 2023 elezioni che eleggano un nuovo presidente del Consiglio, immagino che rimanga Draghi. Il ritorno della dialettica destra-sinistra farebbe saltare gli equilibri garantiti da Draghi allungando i tempi di attuazione dei progetti del Pnrr. Più o meno a fine 2024 si potrà tornare alla normale dialettica destra-sinistra, poi tutto dipende dall'andamento della pandemia, da quanto i vaccini sconfiggeranno il virus, da come andrà l'Europa e da molti fattori. Nessuno ha la sfera di cristallo. Faccio ipotesi partendo dai dati di oggi, se poi capita una cataclisma come è stato il Covid, del tutto inatteso, cambia nuovamente tutto".
Insomma, nel 2023 né Letta (Enrico), né Conte, né Salvini, né Meloni a Palazzo Chigi...
"No, non li vedo proprio. Quando Draghi si dimetterà da premier, per diventare presidente della Commissione Ue, della Banca Mondiale, della Repubblica o di altro, allora ci sarà un presidente del Consiglio politico in base ai risultati delle elezioni del 2023. A meno che non si ritorni nuovamente alle urne".
Un regalo diverso per Natale? Il libro di Roberto Formigoni, 'Una storia popolare'
La storia popolare di cui è protagonista Roberto Formigoni è divisa in quattro parti: la giovinezza e l’incontro con Gioventù Studentesca e Comunione e Liberazione; gli anni alla guida del Movimento Popolare; gli anni al governo di Regione Lombardia; bilanci e rivelazioni sul rapporto di CL con la politica, sulla DC, Silvio Berlusconi, la Lega di Bossi, i giorni in carcere, don Giussani e don Julián Carrón. Un libro concepito per preservare la memoria di ciò che l'establishment (politico, mediatico, forse anche ecclesiastico) vorrebbe far dimenticare. Che spazia dalla ricostruzione dell’operato come governatore di Regione Lombardia ai retroscena su Andreotti, Pertini, Saddam Hussein, Fidel Castro... Le prime due parti sono come un grande romanzo storico, documentatissimo ma anche traboccante di aneddoti e avventure inedite. La terza parte è una sorta di manuale per il buon amministratore pubblico, con approfondimenti tecnico-scientifici, e la descrizione di un metodo con cui si costruisce una regione. La quarta parte racconta degli ideali messi alla prova. I due post scriptum finali gettano uno sguardo sul futuro. Introduzione di Camillo Ruini.