Referendum giustizia: una partita decisiva per Salvini

Si sono schierati a favore, al momento, Lega, Radicali, Forza Italia, più Europa e, seppur non ancora ufficialmente, anche Italia Viva e Azione

di Paolo Becchi e Giuseppe Palma
Politica
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Nella partita del 12 giugno la posta in palio è davvero altissima


Il Consiglio dei ministri ha fissato la data per le elezioni amministrative e per i cinque quesiti referendari sulla giustizia. Il 12 giugno il primo turno, il 26 giugno il turno di ballottaggio, coi referendum accorpati al primo turno. Non era scontato, anche il M5S aveva chiesto espressamente di non accorpare i referendum col primo turno delle amministrative per non avvantaggiare Salvini che dei referendum ne è – insieme ai Radicali – il promotore. Il termine ultimo perché si tenga un referendum abrogativo è il 15 giugno di ogni anno (L. 352/1970), ma il governo avrebbe potuto benissimo anticipare il primo turno delle amministrative a maggio e accorpare i referendum al secondo turno; invece, ha optato per una scelta – senz’altro politica – di far tenere insieme il primo turno delle amministrative e il referendum abrogativo.

Un favore a Salvini e uno sgambetto a Conte viste le bizze di quest’ultimo sulle spese militari? Può essere. Al momento l’esecutivo avrebbe deciso che si andrà al voto nel solo giorno di domenica, in controtendenza alle elezioni degli ultimi due anni in cui si è sempre votato su due giorni per evitare assembramenti ai seggi. Insomma, se si vota sulla casta della magistratura, l’emergenza non c’è più.

Come si dice in questi casi, un colpo al cerchio e l’altro alla botte.

Il dato di fatto saliente è che Draghi, forse sotto l’impulso del Ministro della giustizia Marta Cartabia, ha voluto non vanificare la tornata referendaria che – inutile negarlo – riceverà un aiutino per il raggiungimento del quorum proprio dall’elettorato delle amministrative. Si vota in 981 comuni tra cui Genova, Taranto, Palermo, Catanzaro, Parma, Piacenza, Verona, Monza, L’Aquila, Como, Cuneo, Barletta, Padova, tutte città con un numero di elettori non indifferente. Chi va a votare per il sindaco e il rinnovo del consiglio comunale, già che è lì voterà anche per il referendum.

Perché il referendum abrogativo sia valido è necessario, ai sensi dell’art. 75 della Costituzione, che si rechi a votare il 50% più uno degli aventi diritto, soglia che negli ultimi trent’anni è stata raggiunta solo tre volte su dieci tornate referendarie, l’ultima nel 2011 per il referendum sull’acqua pubblica e l’energia nucleare.

La partita referendaria diventa fondamentale dal punto di vista politico per Salvini. Il leader della Lega nell’ultimo anno ha votato tutto quello che Draghi ha proposto in tema di legislazione emergenziale, dal super green pass all’obbligo vaccinale, e pure anche sull’invio di armi in Ucraina ha dovuto adeguarsi, perdendo consensi e scendendo nei sondaggi da primo a terzo partito.

Le elezioni amministrative potrebbero registrare per la Lega una ulteriore flessione in termini di voti; dunque, per Salvini la battaglia referendaria diventa fondamentale per rilanciare la sua leadership e soprattutto la sua azione politica. Rischiare di perdere elezioni e referendum significherebbe la fine della segreteria Salvini; dunque, l’ex Ministro dell’interno deve puntare tutto sui referendum.

Sulla carta a favore dei referendum risultano finora schierati Lega, Radicali, Forza Italia, più Europa e, seppur non ancora ufficialmente, anche Italia Viva e Azione. Da non sottovalutare la macchina organizzativa dei Radicali, che per tradizione riesce sempre a sponsorizzare molto bene le proprie iniziative referendarie. Fratelli d’Italia per il momento ha annunciato il suo sostegno solo a due quesiti su cinque (quello sulla separazione delle carriere e quello sulle liste per candidarsi al Csm), ma a ridosso della campagna elettorale non è da escludere un accordo politico nel centrodestra che veda anche Meloni a sostegno di tutti i quesiti. Staremo a vedere, anche perché se tutto il centrodestra fosse compatto non vi sarebbe nessun problema per il raggiungimento del quorum. Contrari M5S e Pd, anche se all’interno del Partito democratico c’è una minoranza che ha già annunciato di volersi recare a votare anche per i referendum.

Questo – ribadiamolo - è la partita di Salvini. Se perde anche questa retrocede.

 

 

 

 

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