Regionali, Meloni non più sola al comando. Lega risorta. Cosa cambia ora

Il Pd "tiene", mazzata per Conte, Calenda e Renzi

Di Alberto Maggi
Politica

L'analisi delle elezioni regionali in Lombardia e nel Lazio


L'onda del 25 settembre 2022 non si è fermata. Anzi, si conferma in Lombardia e conquista il Lazio. E', questo, insieme al crollo dell'affluenza alle urne è il primo dato che emerge dalle elezioni regionali. Giorgia Meloni si conferma senza alcun dubbio la leader del Centrodestra, ma non è più una donna sola al comando. Osservando i dati di lista, infatti, si vede come ad esempio in Lombardia Fratelli d'Italia cala rispetto al dato delle Politiche (28,5%) e pur rimanendo il primo partito della regione si ferma tra il 25 e il 26%.

Un dato sicuramente non entusiasmante visto che alla vigilia i massimi vertici di FdI puntavano a sfondare quota 30% in Lombardia. Restando nella maggioranza di governo, queste elezioni segnano la rinascita di Matteo Salvini. La Lega in Lombardia si era fermata al 13,3% e oggi si attesta su un ottimo 16% (ancora questa mattina i leghisti sentiti da Affaritaliani.it avrebbero firmato per il 14%), tornando il primo partito in alcune zone di Bergamo, Lecco, Como e della provincia di Sondrio.

Non solo, la lista del Governatore Attilio Fontana supera il 6% e in qualche voti sono voti che vanno attribuiti soprattutto al Carroccio che, in sostanza, supera il 20%. Un risultato davvero soddisfacente che premia probabilmente la nuova linea moderata e concreta di Salvini, che se da un dato ha rilanciato con il ministro Roberto Calderoli l'autonomia regionale, ottenendo l'ok del Cdm, si è dimostrato molto concentrato sui fatti e sulle opere del suo ministero certo non facile. Delude Forza Italia che era al 7,9% alle Politiche ed ora è sotto il 7%.

Restando in Lombardia si registra anche una risalita, timida, del Partito democratico, nettamente sopra il 20% rispetto al 19% delle Politiche. Il dato stupisce viste tutte le difficoltà dei Dem lacerato in attesa delle primarie e del congresso. Malissimo il Movimento 5 Stelle, un vero e proprio schiaffo per la nuova linea di Giuseppe Conte. In Lombardia aveva il 7,5% alle Politiche ed è crollato poco sopra il 5%. Male anche il Terzo Polo, risultato molto, molto deludente con Letizia Moratti (attorno al 10%) e con le due liste (la civica della presidente e Azione-Italia Viva che non vanno oltre il 10,3% delle Politiche).



Passando al Lazio, la situazione non cambia moltissimo. Fratelli d'Italia sostanzialmente conferma il 31,2% delle Politiche, decimale più o decimale meno, ma alla vigilia in FdI sognavano addirittura il 35%. Un exploit che è mancato. Forza Italia, almeno nel Lazio, ottiene un buon risultato superando il 10% rispetto al 6,8% delle Politiche, anche se le attese erano per un 12-13%. Anche qui la Lega non solo tiene ma perfino cresce fino al 9% partendo dal 6,3% del 25 settembre e con punte altissime in provincia di Rieti.

Il Pd si conferma anche nel Lazio la vera forze di opposizione umiliando il M5S. I Dem si attestano attorno al 20%, confermando più o meno il dato delle Politiche, mentre i grillini di Conte perdono cinque punti secchi e calano dal 15% al 10% circa. Una vera e propria debacle che smentisce clamorosamente il sorpasso dei 5 Stelle sul Pd che abbiamo visto in tutti gli ultimi sondaggi nazionali. Disastro assoluto per il Terzo Polo Calenda-Renzi, nel Lazio alleato al Pd. La lista Azione-Italia non fa nemmeno il 4% ed esce più che dimezzata rispetto alle elezioni per il Parlamento.

Una vera debacle, altro che costruzione di un'alternativa centrista e liberale alla destra. In sostanza, l'astensione punisce soprattutto le opposizioni - Terzo Polo e M5S in testa - e il governo esce rafforzato da questa tornata elettorale. Ma, come detto, non è Giorgia sola al comanda. FdI resta il primo partito, senza dubbio, ma la Lega risorge e Salvini esce vincitore sia in Lombardia sia nel Lazio.

Per il partito di Silvio Berlusconi benino nel Lazio ma delusione in Lombardia. Avanti, dunque, con l'esecutivo coese e compatto, sicuramente più di prima. A questo punto, però, probabilmente, Meloni saprà che tra i due alleati quello più forte è Salvini e non quel Berlusconi che ha imbarazzato nuovamente il governo sull'Ucraina.

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