Regione Lazio, il Pd s'attacca al Nobel Giorgio Parisi

Le regionali si avvicinano e viene coinvolto anche il premio Nobel Parisi, che si schiera con il centro-sinistra

Di Giuseppe Vatinno
Politica

Regione Lazio, il Pd s'attacca al Nobel Giorgio Parisi 

Le regionali si avvicinano e la paura di perdere fa 90. Un esempio eclatante di questo fenomeno è quello che sta accadendo nel Lazio che però, dato il contesto, ha rilevanza assolutamente nazionale. Come è noto gli ultimi sondaggi danno in testa il candidato del centro-destra, Francesco Rocca, seguito da quello del Pd e attuale assessore alla Sanità Alessio D’Amato, 'mister Covid', e da Donatella Bianchi, ex Presidente del WWF Italia e giornalista.

Se si fa la somma algebrica dei sondaggi di D’Amato e Bianchi si vede che è superiore a quella di Rocca. E così a D’Amato –che i conti se li sa fare bene-  è scattato il trip e si è lanciato in un forsennato corteggiamento della Bianchi e dei Cinque Stelle perché ha realizzato che sta per perdere tutto. Tuttavia c’è un problema.

Qualche giorno fa Giuseppe Conte, capo politico dei Cinque Stelle, ha detto che non vuole fare una alleanza con chi –e cioè D’Amato- è stato condannato in primo grado dalla Corte dei Conti a restituire quasi 300.000 euro per una vicenda incresciosa che ha avuto anche un precedente penale per truffa aggravata proprio ai danni della Regione Lazio che si è risolto solo perché prescritto.

Vicenda che avrebbe sconvolto Enrico Berlinguer e che riporta la 'questione morale' della sinistra al centro del dibattito pubblico, anche alla luce dei recenti fatti dei Soumahoro e di Bruxelles. D’Amato, che prevede la catastrofe, dichiara: "I sondaggi dicono che sarebbe meglio andare insieme quindi un ticket tra di noi, con Donatella Bianchi vice, sarebbe ben accetto".

Tuttavia la corteggiata poco fa ha risposto picche per le avances interessate, motivandole con diversità programmatiche insanabili. Non si fatta attendere la replica di Andrea Casu, segretario del Pd romano, che l’ha prontamente randellata: "Donatella Bianchi chiarisce, in maniera furbetta, di puntare a prendere il doppio stipendio da consigliera di opposizione e conduttrice Rai per i prossimi anni, visto che le sue possibilità di essere eletta presidente sono pari a zero”. Ma l’intellighenzia di sinistra -che ha intuito la sberla che le sta per arrivare in piena faccia- non ci sta e le prova tutte per salvarsi le terga, dopo anni e anni di governo.

E così ha preso carta e calamaio e ha vergato: "La sinistra, i progressisti e gli ambientalisti hanno rinunciato a governare il Lazio. La scelta incomprensibile di presentarsi divisi contro il candidato dell’intero centrodestra Francesco Rocca rende sostanzialmente inutile la competizione elettorale del 12 febbraio nella Regione Lazio. E in qualche caso chi ha preso questa decisione si prepara persino a festeggiare cinicamente la propria sconfitta. Questa scommessa elettorale autolesionista sarà però pagata da cittadine e cittadini del Lazio che vedono un’intera classe dirigente lasciare alla destra settori chiave come la sanità pubblica, l’ambiente, i trasporti, la formazione, il welfare. Per di più, il voto nel Lazio per ammissione della stessa presidente del consiglio ha valenza nazionale: rappresenta una prima prova politica per il governo Meloni e dunque un’occasione per cominciare ad arginare le destre".

Seguono le firme di Il Nobel Giorgio Parisi, il giurista Luigi Ferrajoli, l’economista Fabrizio Barca e poi Tomaso Montanari e Luciana Castellina. Quello che colpisce è la presenza proprio del recente Nobel per la Fisica Giorgio Parisi. Naturalmente Parisi, come qualsiasi cittadino, è libero di fare politica, ci mancherebbe altro. Tuttavia deve fare molta attenzione alle strumentalizzazioni.

Infatti il prestigioso premio che ha vinto -e che onora l’Italia tutta- deve essere rispettato e il rischio di un Parisi politicizzato produce gravi danni di immagine non solo a lui ma appunto alla disciplina che rappresenta. Certamente l’ambiente dei fisici è particolare, da sempre quasi esclusivamente di sinistra.

Tutti conosciamo i “professori alternativi” in cioce e con i sandali che ballano –proprio come fa Parisi- il Sirtaki in polverosi centri sociali tenendo in mano il birrone spudorato e l’occhietto lampeggiante. Capiamo anche che questa rappresentazione è parte integrante del Pantheon nazional – popolare e radical – chic, ma ora che ha vinto il Nobel occorre moderarsi. Già le sue continue comparsate a "PorpagandaLive" di Diego Bianchi in arte “Zoro” non depongono bene, soprattutto per lui e non solo per la Scienza che è per sua natura di tutti.

Infatti Parisi non si è accorto che Bianchi lo prende costantemente in giro con battute e battutine, risate e risatine, mossette e mossettine che replicano il topos del furbo e scaltro conduttore tv della periferia romana, “de sinistra e co ‘a barba”, con una naturale repulsa per la cultura, figuriamoci per la Fisica che sta a Bianchi come Oppenheimer sta a Totti. Insomma professor Parisi non ci deluda, lei rappresenta una icona culturale, non si sprechi nelle bagarre dei comuni mortali e resti nel suo tempio dorato fatto di atomi, meccanica quantistica, merendine, balli etnici, maglioni infeltriti e sandaloni francescani.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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