Riforme, Ceccanti: "Premierato? Conflitti di natura esplosiva". Intervista

"E' possibile che i rischi siano soppesati prima e che se la maggioranza veda il rischio di una sconfitta si possa fermare"

Di Alberto Maggi
Politica

Intervista a Stefano Ceccanti, costituzionalista ed ex parlamentare del Pd molto ascoltato nel Centrosinistra sui temi che riguardano la Costituzione e le riforme

 

"Si creano potenziali conflitti di natura esplosiva perché si elegge direttamente un premier a poteri formalmente invariati, ma la cui fortissima legittimazione spingerebbe ad espandersi in modo eccessivo, oltre a qualche limitazione formale sulla formazione dei governi durante la legislatura". Stefano Ceccanti, costituzionalista ed ex parlamentare del Pd molto ascoltato nel Centrosinistra sui temi che riguardano la Costituzione e le riforme, con un'intervista ad Affaritaliani.it boccia la proposta di premierato sulla quale la maggioranza di Centrodestra ha trovato un accordo e che verrà varata a breve dal Consiglio dei ministri.

Perché il Partito Democratico boccia il premierato del governo?
"In questa fase io non ho responsabilità nel Partito Democratico. Posso solo rispondere per me. Una riforma della forma di governo è necessaria. E’ importante che si incentivino governo efficienti di legislatura. Ma per ottenere questo basta una legge elettorale di impianto maggioritario con indicazione (non elezione diretta) del premier e norme costituzionali come quelle tedesche: fiducia da una sola Camera al solo premier, potere di chiedere oltre alla nomina anche la revoca dei ministri, sfiducia costruttiva a maggioranza assoluta, potere di chiedere lo scioglimento al Capo dello Stato che si ottiene se entro alcuni giorni la Camera non elegge un nuovo Presidente a maggioranza assoluta. Qui invece si punta tutto sulla elezione diretta senza toccare esplicitamente i poteri".

E' vero che, di fatto, con questa riforma il presidente della Repubblica diventa una sorta di notaio?
"Si creano potenziali conflitti di natura esplosiva perché si elegge direttamente un premier a poteri formalmente invariati, ma la cui fortissima legittimazione spingerebbe ad espandersi in modo eccessivo, oltre a qualche limitazione formale sulla formazione dei governi durante la legislatura. Quando si alza la legittimazione e non si danno poteri conseguenti in modo regolato, si spinge il titolare a impadronirsene".

Visto che non ci sarà la maggioranza dei due terzi in Parlamento, quando si potrebbe tenere il referendum confermativo? Abbinamento con le elezioni europee del 9 giugno 2024?
"I tempi per quattro letture di un testo comunque non chirurgico comportano realisticamente tra uno o due anni".

Se Giorgia Meloni dovesse perdere il referendum, secondo lei, dovrebbe dimettersi?
"Il testo è stato presentato come un testo chiuso dentro la maggioranza di governo. Cosa peraltro quanto mai inopportuna. Difficile in caso negativo far finta di niente. Però è anche possibile che i rischi siano soppesati prima e che se la maggioranza veda il rischio di una sconfitta si possa fermare prima. Mi preme infine sottolineare un'anomalia piuttosto grave. Fin qui tutte le proposte di elezione diretta del premier o del Presidente prevedevano giustamente la soglia esigente della maggioranza assoluta con eventuale ballottaggio a due. Qui invece si costituzionalizza un'elezione diretta che si trascina una maggioranza del 55 per cento dei seggi senza mettere quella condizione importantissima. Una gravissima anomalia".

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