Salario minimo, Misiani (Pd): "Serve un'apertura ufficiale da Meloni"

Il responsabile economico del Partito Democratico: "Va tolto di mezzo l’emendamento soppressivo presentato dalla maggioranza"

Di Alberto Maggi
Antonio Misiani
Politica

Il senatore Antonio Misiani, responsabile economico del Partito Democratico, commenta con Affaritaliani.it le parziali aperture della maggioranza e del governo sul salario minimo

 

"In questi giorni abbiamo letto tante indiscrezioni e retroscena. Ora serve un’apertura ufficiale da parte della Meloni e alcuni atti concreti: va tolto di mezzo l’emendamento soppressivo presentato dalla maggioranza ed è necessario avviare il confronto subito, non a settembre come vorrebbe la destra per ragioni puramente tattiche". Lo afferma ad Affaritaliani.it il senatore Antonio Misiani, responsabile economico del Partito Democratico, commentando le parziali aperture della maggioranza e del governo sul salario minimo.

L'INTERVISTA

"Non abbiamo alcun pregiudizio di sorta sul tema", afferma il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso sul salario minimo, confermando le aperture della premier Meloni. Ci sono le condizioni per un dialogo con le opposizioni?
"Noi siamo da mesi pronti al confronto. Bisogna però che il governo e la maggioranza mettano finalmente le carte in tavola. Per il momento sul salario minimo c’è una proposta unitaria delle opposizioni. Non c’è invece alcuna proposta del governo. Speriamo che superino rapidamente le loro evidenti difficoltà, aprendosi ad un dialogo vero e non di facciata con noi e le altre forze di opposizione".

Quali sono i paletti che pone il Pd sul salario minimo?
"Noi vogliamo andare nella direzione già scelta da 22 paesi su 27 dell’Unione europea. La nostra proposta è estendere a tutti i lavoratori e le lavoratrici i minimi dei contratti siglati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative, togliendo di mezzo i contratti pirata e definendo contestualmente una soglia minima - da noi indicata in 9 euro lordi l’ora - al di sotto della quale non si può andare".

Quali possono essere i tempi per arrivare a un accordo?
"In questi giorni abbiamo letto tante indiscrezioni e retroscena. Ora serve un’apertura ufficiale da parte della Meloni e alcuni atti concreti: va tolto di mezzo l’emendamento soppressivo presentato dalla maggioranza ed è necessario avviare il confronto subito, non a settembre come vorrebbe la destra per ragioni puramente tattiche".

Serve anche il dialogo con le parti sociali, sindacati e Confindustria?
"Certamente. La proposta unitaria delle opposizioni nasce da un confronto anche con le parti sociali. È chiaro che qualunque ipotesi di salario minimo in Italia non può che mettere al centro il ruolo dei sindacati e delle associazioni delle imprese e la contrattazione collettiva nazionale più rappresentativa".

Quale potrebbe essere il punto di caduta per un'intesa maggioranza-opposizioni?
"È prematuro ipotizzare punti di caduta. Prima bisogna iniziare un confronto vero. Finora la maggioranza lo ha evitato. Adesso, forse, si sono resi conto che il loro ostruzionismo non regge. Tre milioni di dipendenti percepiscono meno di 9 euro l’ora, e tanti di loro sono letteralmente sfruttati. I sondaggi di opinione, a loro volta, parlano chiaro: tre quarti degli italiani sono a favore, e tra questi la larga maggioranza anche degli elettori della destra. Nessuno, nemmeno la Meloni, può ignorare questa realtà".

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