Salario minimo, rinvio a settembre ma è un bluff: arma di Pd-5S per le Europee
Salario minimo, che cosa c'è dietro le aperture tra diffidenze e accuse
Quella di Pd e M5S è una strategia - visti i sondaggi favorevoli - per giocare la carta del salario minimo nella campagna elettorale delle elezioni europee
Tutto rinviato a settembre. Sul salario minimo sta andando in scena una sorta di balletto tra maggioranza e opposizione, tra aperture (caute), mani tese e diffidenze. Il Centrodestra non ha alcuna intenzione di accelerare e il rinvio a dopo la pausa estiva è sicuro. Ovviamente tra le proteste delle opposizioni, Pd e M5S in testa. La richiesta di sospendere l'esame del provvedimento che la maggioranza presenterà giovedì in aula alla Camera dovrebbe indicare, apprende l'AGI da fonti parlamentari, la data del 25 settembre. Il voto dovrebbe tenersi la prossima settimana.
E dopo? Che cosa accadrà in autunno? Fonti di governo ai massimi livelli confindano ad Affaritaliani.it che "non ci sono possibilità di trovare un'intesa". Capitolo chiuso.
Anzi, dalla maggioranza spiegano che quella di Pd e M5S è una strategia - visti i sondaggi favorevoli - per giocare la carta del salario minimo nella campagna elettorale delle elezioni europee. "E' ovvio che non vogliono nessuna intesa, useranno l'arma del salario minimo contro il governo in primavera e in campagna elettorale. L'accordo non conviene alle opposizioni", spiega un big della maggioranza di Centrodestra. Tutto e il contrario di tutto, insomma.
Un balletto, una telenovela estiva. Giorgia Meloni, visti i sondaggi, ha aperto una breccia passando dal no al forse, al dialogo, ma a settembre. Dem e pentastellati rilanciano quotidianamente ponendo ultimatum e incalzando l'esecutivo con la sponda della Cgil e della Uil. Ma quasi certamente non si entrerà nemmeno nel merito della questione. E' solo tattica politica.
Un'arma, quella del salario minimo, da usare in campagna elettorale. Un'arma troppo forte e popolare da sprecare con un compromesso al ribasso con la maggioranza. La premier lo sa, prende tempo e non chiude. Alla fine arriveremo al mancato accordo, al nulla di fatto e allo scambio di accuse su chi è stato il killer dell'intesa, se la maggioranza troppo rigida o le opposizioni troppo esose. Tutta campagna elettorale, marketing politico. Questa è la chiave di lettura dietro la miriade di dichiarazioni che ogni giorno riempiono le agenzie di stampa sul salario minimo.