Schlein e Conte hanno già un accordo. Rischio fuga dal Pd. Esclusivo

Terzo Polo tagliato fuori. I punti chiave dell'intesa Pd-M5S

Di Alberto Maggi
Politica

Progetto a lungo termine che passa prima dalle Europee (ognuno per sé) e poi dalle Regionali

Il rumor è di quelli esplosivi, dirompenti. Nulla di ufficiale, ovviamente, ma Elly Schlein e Giuseppe Conte avrebbero già un accordo di massima per costruire nel tempo un'alleanza stabile, che includa anche Sinistra Italiana e Verdi, e che tagli fuori il nascente partito unico tra Carlo Calenda e Matteo Renzi. Alle elezioni europee del 2024, vista la legge elettorale proporzionale, ognuno andrà con il proprio simbolo e sarà lì che si vedranno i rapporti di forza per costruire le basi dell'alleanza. Ma l'intesa di massima, che in qualche modo comprende anche il segretario della Cgil Maurizio Landini, c'è già.

Tanto che non è escluso che i 5 Stelle, con il sostegno del Partito Democratico, l'anno prossimo possano chiedere l'ingresso nel Parlamento europeo nel gruppo del Pse. Passaggio chiave saranno le prossime elezioni regionali dove, come si è visto anche nel voto di ieri e oggi in Friuli-Venezia Giulia, Pd e M5S sono alleati e il Terzo Polo si presenta da solo. Le ipotesi per le due regioni del Sud da cercare di conservare restano - come ha scritto Affaritaliani.it - Francesco Boccia in Puglia e Gaetano Manfredi (sindaco di Napoli) in Campania, dove Conte vuole stoppare l'ex presidente della Camera Roberto Fico.



Dal Terzo Polo i commenti a microfono spento sono sprezzanti: "Noi andiamo avanti per la nostra strada e ci sarà il nuovo partito alle Europee. Tanto Schlein ha già scelto Conte, affari loro. Non ci interessa". Le basi programmatiche sulle quali costruire l'intesa politica ed elettorale, con l'obiettivo a lungo termine delle Politiche (e dell'elezione del presidente della Repubblica o del premier se la destra cambierà la Costituzione) sono fondamentalmente quattro: difesa dei diritti dei bambini delle coppie omogenitoriali e in generale dei diritti civili che, secondo Pd e M5S, il governo sta mettendo in discussione, se non a rischio; difesa del reddito di cittadinanza come strumento di lotta alla povertà diffusa specie nel Mezzogiorno; introduzione del salario minimo per legge per tutte le categorie di lavoratori; ambientalismo e politiche green in linea con le scelte dell'Unione europea (case green e stop alle auto a benzina e diesel) che, invece, secondo la maggioranza di Centrodestra stanno mettendo in pericolo l'economia italiana e di fatto sono un attacco al nostro Paese.

L'unico punto ancora di distanza resta quello della guerra in Ucraina. I 5 Stelle sono contrari all'invio di armi ma il Pd non ha cambiato idea, anche se con Schlein la ricerca della pace o di almeno una tregua è diventata una priorità rispetto al sostegno anche militare a Kiev. Il problema è che questa decisione politica di Schlein mette in fibrillazione tutta l'area moderata e riformista Dem. Già abbiamo visto l'uscita del cattolico Beppe Fioroni, ex Margherita e fondatore del Pd. Un'alleanza con i 5 Stelle organica potrebbe portare al rischio scissione da parte di una fetta dell'ala moderata, magari non necessariamente Stefano Bonaccini, ma Base Riformista del presidente del Copasir Lorenzo Guerini farà molta fatica a digerire un'intesa così forte con i pentastellati di Conte. E qualcuno nel Pd, in prospettiva, teme qualche uscita verso il Terzo Polo. 

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