Schlein prova a raccogliere i cocci del Pd ma in Ue Meloni ha già vinto
Il Consiglio europeo offriva alla Schlein la possibilità di cominciare a tessere le prime relazioni con gli altri leader di sinistra e invece...
Meloni vs Schlein, ma la prima vera sfida tra le due rivali si giocherà alle prossime elezioni Ue 2024
Proprio come la Meloni, forse non a caso, per il suo esordio internazionale la neo segretaria del Pd Elly Schlein, ha scelto il palcoscenico di Bruxelles, che lei ha calcato per cinque anni come eurodeputata dal 2014 al 2019. L’appuntamento era ghiotto e il momento imperdibile. Il consiglio europeo offriva alla Schlein la possibilità di cominciare a tessere le prime relazioni con gli altri leader europei di sinistra, in vista delle prossime importantissime elezioni europee del prossimo anno. Perché è chiaro che la prima vera sfida tra le due rivali si giocherà proprio alle prossime elezioni europee del 2024, dove per il momento la Meloni, inutile negarlo, sembra partire con un certo favore dei pronostici.
Non solo per lo scandalo del Qatargate che ha sconvolto la sinistra europea, creando grandi imbarazzi nel gruppo dei socialisti e nel Pd in particolar modo, visto il ruolo che avrebbero ricoperto nella vicenda due esponenti di spicco dello stesso (il silenzio assordante della Schlein sul tema è certamente eloquente dell’imbarazzo del partito). Ma anche per la evidente debolezza di alcuni leader della sinistra, primo tra tutti proprio quel Pedro Sanchez, che con tanta enfasi la Schlein ha voluto incontrare.
Il leader spagnolo ha appena superato indenne una mozione di censura presentata dal partito di destra Vox, che ha ricevuto comunque l’astensione dei popolari, partito che ad oggi ha un chiaro vantaggio sui socialisti, in vista delle prossime elezioni di fine anno. E’ chiaro perciò che in questo contesto, proprio la Schlein possa rappresentare, al pari della Meloni per il centrodestra, la novità di una sinistra europea assai in crisi di credibilità, e aspiri anche lei ad assumere un ruolo da protagonista anche a livello europeo. La sinistra europea guarda a lei con speranza e non è un caso che il suo intervento sia stato accolto con un lungo applauso all’assise socialista a Bruxelles, prima del vertice europeo. “Un bellissimo esordio, con un discorso in perfetto inglese e molto apprezzato", ha commentato il commissario all’Economia Paolo Gentiloni.
Singolare l’accento di Gentiloni sulla qualità del suo inglese, da sempre vanto della premier, che parla correntemente al pari di spagnolo e francese. Il vicepresidente della Commissione Maros Sefcovic invece ammette candidamente che "tutti già pensano alle prossime elezioni europee e i valori che porta Schlein possono contribuire al risultato". Meloni, nel suo ruolo di presidente dell’Ecr, punta senza esitazioni ad un accordo elettorale con il PPE per arrivare ad una chiara maggioranza di centrodestra al prossimo parlamento europeo, che possa cambiare gli equilibri europei.
Ed è proprio su questo che Raffaele Fitto, insieme al neo copresidente dell’Ecr, l’eurodeputato fedelissimo della Meloni Nicola Procaccini e a Carlo Fidanza stanno alacremente lavorando da mesi. La Schlein chiaramente punta a contrastare questo progetto, ma il suo tentativo potrebbe rivelarsi velleitario, a causa della indiscutibile debolezza della sinistra a livello europeo e sia per qualche primo malumore che comincia a serpeggiare all’interno delle fila democratiche.
E’ chiaro che i grandi notabili del partito, come Franceschini, Orlando, Zingaretti e Boccia, che hanno appoggiato con convinzione la neo segretaria nella corsa alla segretaria, non vedano di buon occhio questo eccessivo protagonismo in patria e anche adesso fuori dai confini nazionali. In cuor loro pensavano magari di poter avere, come accaduto con gli ultimi segretari, un controllo maggiore anche su di lei.
E non ci sarà certo da stupirsi se nelle prossime settimane, inizierà quel sottile e lento gioco di logoramento, che ha risucchiato tutti i segretari degli ultimi cinque anni post segreteria Renzi. Anche le ultime uscite della Schlein hanno mostrato una segretaria meno pimpante del solito, come se sentisse tutto il peso della responsabilità del gravoso compito che ha assunto, e come se avesse capito bene che i peggiori nemici forse albeggiano, proprio all’interno del suo stesso partito.
Un buon risultato alle elezioni europee sarebbe il miglior collante per tenere unite le varie anime del Pd (fino almeno alle prossime elezioni) ed accreditarsi come leader credibile ed autorevole anche a livello internazionale. Ed è per questo che la Schlein ha voluto porre l’accento sui temi caldi che deve affrontare il Consiglio europeo, migranti, PNNR e transizione verde per ribaltare tutte le tesi che la premier italiana sta portando avanti per cercare una difficile intesa in Europa. Insomma è lei la sua rivale quella che vuole affrontare subito e prendere di petto per creare una sorta di competizione nella leadership europea, dopo quella creatasi a livello nazionale.
Il sentiero è assai stretto e certamente alla lunga la forza della Meloni in patria, che al di là di qualche scaramuccia, può contare su una maggioranza salda e su un partito granitico intorno alla sua figura, potrebbe avere serie ripercussioni su una Schlein che invece deve fare i conti con un'opposizione mai così divisa, forse, come ora, e su un partito che ormai sembra divertirsi a giocare come il gatto con il topo con il segretario di turno. Le elezioni europee in questo contesto diventano una sorta di spartiacque, forse più decisivo ed importante per la Schlein, che in caso di risultato al di sotto delle aspettative, subirebbe un colpo durissimo alla sua leadership e alla sua forza sia all'interno del partito che al di fuori di esso.
La premier questo lo sa bene e certamente nelle prossime settimane accelererà ulteriormente nel suo progetto di costruire un'alleanza tra PPe ed ECR per il 2024. Una chiara e netta vittoria alle prossime elezioni Europee potrebbe essere molto utile non solo in Europa, dove il centrodestra potrebbe contare su una maggioranza solida e guidare la Commissione europea, ma anche e soprattutto in patria per indebolire la rampante rivale di sinistra.