Se cade Meloni? "Scenario simile a quello del 2011". Parla il renziano Borghi

"Serve un governo coerente con le alleanze internazionali"

Di Alberto Maggi
Politica

Meloni cade? L'ipotesi circola nei palazzi, ma che cosa accadrebbe dopo? Affaritaliani.it lo ha chiesto a Enrico Borghi, capogruppo di Italia Viva al Senato

 

Nel caso di implosione del governo Meloni, vede in questo Parlamento un'alternativa per salvare il Paese in una fase economica difficilissima?
“Le confesso che questa sua domanda è sintomatica, e d’un colpo svela tutta la propaganda muscolare che la destra ha condotto sin qui. E’ una domanda che presuppone l’esistenza di due scenari: quello di una possibile recrudescenza della crisi economica, con possibili effetti sugli impatti finanziari dello Stato, a cui si abbinerebbe una incapacità della coalizione di governo e della Presidente del Consiglio di far fronte a questa problematica. Fatte le debite proporzioni, uno scenario simile a quello del 2011. E’ naturalmente ciò che non auspichiamo per il nostro Paese, per la nostra economia, per le nostre istituzioni. Per evitarlo c’è bisogno di una legge di bilancio seria, rigorosa, che sappia fare i conti con la realtà e metta definitivamente in soffitta le sparate demagogiche poggiate sulla leva della spesa e del debito pubblico. E serve una capacità di attuazione reale del PNRR, per avere un effetto sul prodotto interno lordo, e delle riforme ad esso connesse. Per ora in Parlamento si vedono i prodromi di un nervosismo interno alla maggioranza, e nulla più”.

Se il Centrodestra si spaccasse, sarebbe possibile evitare le elezioni anticipate?
“Cerchiamo di non avventurarci nei periodi della fantapolitica, o in quelli della fantasia. Anche in questo caso, la sua domanda sottende ad una possibile escalation di contrasti in seno alla coalizione di governo. Forse lei è più informato di me… In ogni caso, sul terreno stanno affiorando alcune divaricazioni molto profonde, che porteranno alcuni nodi di fondo al pettine. Pensi solo al tema, rilevantissimo, dell’immigrazione. La linea del governo qual è? Quella della Meloni che va da Orban e lo propone come modello al mondo, o quella della Meloni che va a braccetto con Von der Leyen a Lampedusa o apre a Macron per il Patto europeo sulle migrazioni e asilo? Oppure è quella di Salvini che sale sul palco di Pontida con l’arcinemica della Ue, Marine Le Pen, aprendo un contenzioso politico con Macron e con la Germania nei termini grevi che abbiamo ascoltato? Meloni deve sciogliere questi nodi. Ma la divaricazione Fratelli d’Italia-Lega, in presenza di una Forza Italia ormai ridotta al rango di ancella silente, è su tutta la politica estera. Quanto è sostenibile un governo in cui la premier è iperatlantista sul modello polacco, e il vicepremier va a braccetto con Alternative fur Deutschland e si appresta a fare alleanze in Europa con tutti i partiti filo-russi della UE? Far politica non significa fare gli oroscopi, quindi le previsioni sono difficili in questo quadro. Ma quello che è certo è che si è aperta una faglia nella maggioranza. Vedremo dove porterà”.

All'Italia serve il ritorno di Mario Draghi o comunque un governo europeista?
“All’Italia serve un governo che sia coerente con le alleanze internazionali che hanno assicurato in questi decenni pace, sicurezza, sviluppo in un quadro euro-atlantico, anche finalizzate alla costruzione di una più incisiva politica estera e di sicurezza comune a livello di Unione Europea fondata sul concetto di autonomia strategica e sulla possibilità di costituire uno strumento di difesa comune. Serve un governo che creda alla sovranità europea, perchè senza una Europa protagonista in un mondo che cambia verremo derubricati nella gerarchia della Storia davanti al prorompere delle conseguenze geopolitiche di questi anni, con una accelerazione repentina di modifiche strutturali che vedono l’arrivo di nuovi attori sul terreno globale. Pensiamo solo a cosa è accaduto alla geopolitica dei flussi energetici in questi mesi, per capire le pressioni economiche, finanziare, geopolitiche e geostrategiche in atto. Essere europeisti oggi significa fare gli interessi generali del Paese, anche ponendo il grande tema dell’Africa e del Mediterraneo per noi essenziale. All’Italia serve questo. Mario Draghi è stato scelto da Ursula Von der Leyen come esperto per la competitività della Ue: è una notizia ottima per l’Europa e per l’Italia. Fossi nella Presidente del Consiglio, starei nella scia del lavoro di Draghi in Europa, anzichè giocare a fare l’apprendista stregone del populismo che inventa le patrimoniali per decreto di notte che poi è costretta a smentire di giorno con legge”.

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