Sì alla presidente (Meloni - corretto), no alla "capatrena" (errato)

La neo premier ha scelto di utilizzare il genere maschile nei documenti ufficiali

Di Ernesto Vergani
Giorgia Meloni, 45 anni, romana. È la prima donna a diventare presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana
Politica

A questo punto Laura Pausini potrebbe farsi chiamare il cantante

Dal presidente alla presidente alla capatrena. Giorgia Meloni, neo presidente del Consiglio, intervenendo al dibattito alla Camera sulla fiducia nella discussione seguita al fatto che ha deciso di impiegare il genere maschile (il presidente del Consiglio) nei documenti ufficiali, ha dichiarato: “La libertà delle donne non è farsi chiamare capatrena”.

Per provare a fare chiarezza sull’argomento, presidente è una parola di genere comune, ossia il maschile e il femminile si distinguono per l’articolo: il presidente/la presidente. Se la premier preferisce il presidente, a questo punto Laura Pausini potrebbe farsi chiamare il cantante.

Più complesse le regole della declinazione maschile/femminile e singolare/plurale circa i nomi composti, come appunto capotreno, che prevedono molte eccezioni. Capotreno è composto da due maschili, capatrena è errato. È corretto e si può dire la capotreno. Per completezza in modo molto colloquiale si può dire capa, trena assolutamente no.

Il sottoscritto predilige la forma femminile (la presidente) anche per una sorta, mutatis mutandis e per intenderci, di affirmative action (discriminazione positiva), lo strumento politico che promuove la partecipazione di persone con identità etniche, di genere, sessuali e sociali in contesti in cui sono minoritarie e/o sottorappresentate. Si guardi alle quote rosa, strumento in prospettiva liberale teoricamente antidemocratico perché il merito (l’individuo) è la democrazia. Se per quattro ruoli ci sono quattro uomini eccellenti e quattro donne mediocri, è assurdo assegnare comunque il ruolo a due donne mediocri; tuttavia, per recuperare il ritardo, per accelerare, è giusto.

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