Bologna, tutti con Kiev, ma a parole. 'Neanche una sede dove pagare l’affitto'
Tutti con gli ucraini! A parole. Retorica del sostegno nella Bologna del Pd. Neanche una sede dove pagare l’affitto. Il senatore Lombardo (Azione):“A parole...”
“Bisogna sostenere il popolo ucraino” ma a parole. Mandano gli aiuti umanitari. Il caso del museo ucraino a Bologna... e il sindaco Lepore a corrente alternata mentre costruisce la pace nel mondo
“Bisogna sostenere il popolo ucraino”, ha spiegato il neo segretario del Pd Elly Schlein appena eletta. Per forza. Se avesse ripetuto quanto detto un attimo prima, "la pace in Ucraina non si fa con le armi, sbagliato aumentare le spese militari", nel Pd ci sarebbero state 25 scissione, 8 cambi di nome, 15 leader di corrente che litigano fra loro, un appello a Romano Prodi a scendere in campo e pure a Gargamella, con i distinguo di ogni “capo bastone” che vuole continuare a comandare nel partito ma che sia un partito a due cifre. E invece brava Elly, che a Bologna ha fatto i primi passi, ma anche bravo Bonaccini quando ha detto: “Sostegno alla resistenza ucraina”.
Tutti i vertici del Pd sostengono gli ucraini, evviva! Il sindaco di Bologna Matteo Lepore, ha addirittura sottoscritto l’appello dei primi cittadini europei ai propri governi, per interrompere immediatamente l’acquisto di carburante russo e ogni scambio commerciale con Mosca. Forza Ucraina! E poi marce per la pace ovunque con il sindaco del tortellino che arringa: “L'Europa non è ancora nata se non siamo in grado di fermare questa guerra, questa invasione!”. Bravo Lepore: Forza Ucraina!
Grandi progetti, immensi propositi a petto nudo contro le ingiustizie degli oppressori risolti con una risata da parte della comunità ucraina di Bologna. “Non sono in grado di darci un riconoscimento gratuito e di farci pagare un affitto”, spiega Oksana, “e pensano di poter fermare la guerra?”. Mentre ci parliamo al telefono Oksana sta preparando dei pacchi da inviare a Kiev. La povera Oksana non sa che il politico italico è un fuoriclasse delle parole.
La comunità ucraina bolognese è costituita in associazione da 14 anni, con sede a casa di una delle organizzatrici e da anni è sballottata da un luogo all’altro del capoluogo emiliano. Non si occupano di politica, non vogliono saperne di parlare di guerra, “quella è una roba dei politici” (partecipano alle iniziative del centro anche gli ucraini di cultura russa), racconta sempre Oksana che non è una frequentatrice assidua delle iniziative ma è ben informata sulla vicenda e sugli aiuti umanitari che l’associazione manda in patria.
Da tempo la comunità ha dato vita al primo museo ucraino in Italia che è gemellato con i 28 in giro per il mondo. Hanno circa 2000 pezzi tra libri, ceramiche, manufatti, ricami, opere artistiche, vestiti tradizionali, raffigurazioni che spiegano le particolarità della propria cultura e vorrebbero un riconoscimento da parte del Comune al fine di poter avere una sede, pagare un affitto e contribuire ad aiutare umanamente chi a Kiev è sotto le bombe. Un modo per tener vive le origini in chi vive lontano dalle proprie radici. A Bologna risiedono circa 6700 ucraini, con 22.065 profughi arrivati in Emilia-Romagna dall’inizio della guerra. Sono tanti, forse troppi, al punto da far storcere il naso a chi dei circoli vicini al Pd di Bologna ha concesso temporaneamente loro un luogo per riunirsi.
A settembre è addirittura intervenuta l’Ambasciata della Repubblica ucraina in Italia che ha chiesto in modo ufficiale “il riconoscimento del museo ‘Ucraina’ come bene culturale del Comune di Bologna”. Troppa grazia, basterebbe il patrocinio gratuito e una sede in cui poter pagare l’affitto. Così per quanto si siano prodigati in ogni tipo di sollecito, dal sindaco Lepore non arrivano risposte. Forse è troppo impegnato nel costruire la pace nel mondo.
“Tutti a parole manifestano il sostegno alla popolazione ucraina”, spiega ad Affaritaliani il senatore e segretario provinciale di Azione Marco Lombardo, “però poi quando c’è da sostenere le attività di un’associazione che è impegnata nel fare arrivare aiuti umanitari in Ucraina è difficile passare dalle parole ai fatti”. E aggiunge: “Visto che spesso si parla del tema dei partigiani, se ci sono dei partigiani in questo momento in Europa sono proprio gli ucraini che combattono l’invasione russa. Non so davvero i motivi di questa situazione”.