Ucraina, i timori di Mattarella e l'incubo di una Terza Guerra Mondiale

"Se l'Ucraina cadesse assisteremmo a una deriva di aggressioni ad altri paesi ai confini con la Russia come avvenne nel secolo scorso tra il '38 e il '39"

di Giacomo Costa
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Politica

Guerra Ucraina, Mattarella evoca il 1939: il timore di un terzo conflitto mondiale 

A Porto, in Portogallo, si è tenuto il 5 Settembre una riunione di Capi di Stato senza funzioni esecutive della Ue, nel corso della quale il nostro presidente Mattarella ha tenuto in discorso che ha colpito per la profonda convinzione con cui si è esposto nel sostenere un parallelo storico che certo è stato richiamato spesso negli ultimi due anni, ma che non a tutti sembra calzante: "Se l'Ucraina cadesse assisteremmo a una deriva di aggressioni ad altri paesi ai confini con la Russia e questo - come avvenne nel secolo scorso tra il 38 e il 39 - condurrebbe a un conflitto generale e devastante."

Hitler non fu fermato in Cecoslovacchia, afferma Mattarella, e questo lo spinse a proseguire nelle sue aggressioni. In ritardo, scoppiò la II guerra mondiale. Ma anche le autorità russe perseguono degli obiettivi di conquista: questo è ritenuto notorio, il nostro presidente nel suo sincopato sillogismo lo dà per scontato: la ricostituzione dell’impero zarista. Dunque arrestare l’invasione dell’Ucraina significa bloccare la Russia al suo primo passo –o pasto. Non bisogna esitare.

"E' motivo di tristezza vedere tante vite stroncate, tanta distruzione, immani risorse finanziarie bruciate in armamenti, ma quanto stiamo facendo tutela la pace mondiale". Sì, dice Mattarella, degli ucraini muoiono, ma muoiono per risparmiare ai sopravvissuti maggiori disastri: il loro sacrificio, assolutamente necessario, impedirà un conflitto di maggiori dimensioni. “Parole pronunciate con lucidità e coerenza,” approva in sollucchero Paolo Mieli nel Corriere dell’8 Ottobre. Raniero La Valle nel Fatto dello stesso giorno non essuda come Mieli approvazione e soddisfazione, ma piuttosto paura e terrore per i due possibili esiti che gli sembra vengano evocati da Mattarella. La Valle non scarta “l’ipotesi che attribuisce alla Russia un progetto di invasione dell’Europa".

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Ma ce n’è un’altra: se l’Ucraina nonostante la cobelligeranza parziale di più di 40 paesi fosse sconfitta, si genererebbe una situazione alla quale gli USA potrebbero reagire con l’atomica, scatenando così una guerra mondiale atomica, la grande differenza tra il 1938-9 e oggi. La Valle suggerisce perciò un negoziato per “stipulare finalmente un compromesso territoriale, politico e di sicurezza con la Russia, abbandonando, gli uni e gli altri, le micidiali evocazioni del nazismo.”

Ma la teoria di Mattarella sulle intenzioni della Russia è credibile? Ce n’è un’altra di non minore plausibilità. Questa richiama la scoperta dei neo-con americani che si poteva convertire la serie di paesi che costituivano una sorta di cintura di sicurezza della parte occidentale dell’Unione Sovietica in una tenaglia ai fianchi della Russia, così revitalizzando la Nato trasferendone a Est il baricentro, non più un’ “Alleanza del Nord-Atlantico”. L’allargamento ad Est della Nato è avvenuto come segue: Polonia Ungheria e Repubblica Ceca nel 1999, Romania, Bulgaria, Slovacchia, Slovenia, Lettonia, Estonia e Lituania nel 2004, Croazia e Albania nel 2009, Montenegro nel 2017 e Macedonia del Nord nel 2020, e ha avuto il suo culmine nell’annuncio nel 2009 che Georgia e Ucraina sarebbero entrate nella Nato. Lavrov e Putin non diedero segno di gradire questo stillicidio, nonostante gli americani cercassero di rassicurarli che la Nato conservava il suo carattere difensivo.

Difficile da credere, dato il contemporaneo avventurismo in tre continenti della Nato. Una presa in giro. La Signora Merkel nella recente intervista (10/06/23) concessa sulla sua politica di governo ha ricordato di essersi opposta nel 2009 (con Sarkozy) all’ingresso di Georgia e Ucraina perché aveva capito che per Putin questo avrebbe avuto il significato di una dichiarazione di guerra. (Ma Merkel e Sarkozy non riuscirono a spuntarla del tutto: George W. jr. volle e ottenne l’annuncio che Ucraina e Georgia successivamente sarebbero entrate.)

Il famoso saggio di Putin “Sull’unità storica di russi e ucraini”, del 12 Luglio 2021, spesso citato come l’equivalente putiniano del Mein Kampf di Hitler, contiene interessanti osservazioni sulla casualità e convenzionalità territoriale dell’attuale Ucraina, e una critica dell’operato dei vari governi ucraini che avrebbero tentato di recidere i vitali legami spirituali culturali ed economici tra i due paesi; ma nessun proposito di invasione. Infine, il dato più interessante è emerso da un recente discorso del Segretario Generale della Nato, Jens Stoltenberg, al Parlamento europeo il 6/09/23.

Ne ha parlato il Manifesto, orripilato dalla bellicosità trionfalistica di Stoltenberg, e poi il 12/09/23 il Fatto, che invece si è accorto dell’importanza di una piccola parte del discorso, quasi un inciso pensato per rendersi popolare con gli eurodeputati ridicolizzando i russi. Né la Repubblicail Corriere ne hanno mai parlato. Ecco la mia traduzione del brano culminante del discorso: non è un fake.

Lo sfondo è costituito da una dichiarazione del Presidente Putin nell’autunno del 2021, contenuta poi in una bozza di trattato che voleva venisse firmata dalla Nato, con la promessa di nessun’altra espansione della Nato. Ecco che cosa ci mandò. Ed era una pre-condizione per non invadere l’Ucraina. Naturalmente non la firmammo. Accadde l’opposto. Voleva che firmassimo la promessa di non espandere più la Nato. E voleva che rimuovessimo le nostre istallazioni militari da tutti i paesi che erano entrati nella Nato dopo il 1997, cioè metà della Nato, tutta l’Europa Centrale e dell’Est. Avremmo introdotto una specie di membri di serie B, o un’appartenenza di seconda classe. Rifiutammo. Così, egli entrò in guerra per impedire una moltiplicazione della Nato ai suoi confini. Ha ottenuto esattamente l’opposto. Ha ottenuto l’opposto perché nella primavera del 2022 Svezia e Finlandia hanno deciso di abbandonare la neutralità per chiedere di entrare nella Nato. Ma non per merito di Stoltenberg.

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