Ue, le restrizioni ai familiari dei miliardari sanzionati generano rischi

Sanzioni senza precedenti contro Mosca, ma...

di Monica Macchioni
Europa UE flags
Politica

Le sanzioni contro i parenti dei russi ricchi stanno sollevando crescenti polemiche nella UE. Nel contesto dell’abolizione delle restrizioni per singoli individui, si pone la questione dell’universalità dell’approccio generale

 

Dall’inizio della guerra in Ucraina, l’Europa e i suoi alleati hanno adottato sanzioni senza precedenti contro Mosca, che hanno reso la Russia il paese oggi più sanzionato al mondo. Soltanto le restrizioni dell’UE sono arrivate a toccare quasi 2.000 individui ed enti dopo l’adozione del 13° pacchetto di sanzioni nel mese di febbraio.

 

Nell’ambito delle sanzioni l’Italia ha congelato circa 2 miliardi di euro di beni di cittadini russi, secondo le stime della banca centrale riferite all’anno scorso.

 

Poiché sempre più individui sanzionati ricorrono contro le misure restrittive, sta diventando chiaro che in alcuni casi le restrizioni non erano adeguatamente giustificate o le circostanze che hanno portato a sanzionare la persona sono cambiate. Ciò vale in particolare per le restrizioni contro individui senza alcun legame evidente con il governo russo o le sue politiche.

 

Sebbene all’inizio della guerra le sanzioni dell’UE fossero indirizzate contro gli oligarchi legati al Cremlino, in seguito sono state estese a tutti i più importanti imprenditori di Russia e Paesi alleati, finanche ai loro “familiari stretti”, così come ad altre persone che da essi “traggono vantaggio”. Di conseguenza, anche decine di parenti, coniugi e figli di importanti uomini d’affari sono rimasti intrappolati nella rete delle sanzioni.

 

Qualcosa è cambiato in quest'ambito, la scorsa settimana. La Corte di Giustizia Europea ha deciso di annullare le sanzioni contro l’ex pilota di Formula 1 Nikita Mazepin. Seguendo la prassi consolidata nei casi di parenti sanzionati, la corte ha ritenuto che il fatto che il padre dell'atleta sia il fondatore della società chimica russa Uralchem, Dmitry Mazepin, non è sufficiente per introdurre delle restrizioni contro suo figlio. La Corte ha concluso che il Consiglio dell'UE non ha provato il legame tra il corridore e suo padre in termini economici, patrimoniali o l'esistenza di interessi comuni al momento dell'inclusione negli elenchi delle sanzioni, e inoltre, a marzo 2022, Mazepin Jr. ha lasciato la squadra sponsorizzata da aziende legate a suo padre.

 

Nel frattempo, altre persone – parenti di uomini d’affari russi – continuano a rimanere sotto sanzioni per ragioni simili. Tra questi, ad esempio, la moglie serbo-croata del magnate dei fertilizzanti Andrei Melnichenko, che afferma di non aver mai vissuto in Russia, e la sorella del miliardario russo-uzbeko Alisher Usmanov, una ginecologa che vive in Uzbekistan.

 

Usmanov è conosciuto in Italia per la sua lunga lista di donazioni filantropiche. Tra queste una da 1,5 milioni di euro effettuata nel 2015 per il restauro della Basilica Ulpia nel Foro di Traiano, la cui ricostruzione parziale è stata svelata all’inizio di quest’anno. Il miliardario di origine uzbeka è stato insignito dell’onorificenza di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e ha ricevuto la cittadinanza onoraria dal comune di Arzachena in Sardegna sempre per la sua attività benefica. Usmanov è stato inserito nella lista delle sanzioni a febbraio del 2022 per la sua presunta vicinanza al Cremlino, che egli nega.

 

La sorella di Usmanov, Gulbahor Ismailova, è sempre rimasta defilata, tuttavia gli esperti legali britannici hanno confermato ad Affari Italiani che la Ismailova non ha neppure più in teoria la possibilità di beneficiare dei trust familiari creati a suo tempo da Usmanov e sembra restare nella lista delle sanzioni esclusivamente sulla base dei legami familiari. Come ripete, lei è un medico, non un avvocato, e viene punita solo perché è “la sorella di un uomo importante”. Non ha alcuna influenza “da nessuna parte tranne che nel suo ospedale” e non può fare nulla per “fermare ciò che sta accadendo in Ucraina”.

 

La Ismailova è stata inserita nell’elenco dell’UE nell’aprile 2022 con la motivazione che Usmanov le aveva “trasferito indirettamente beni” tramite trust familiari, di cui era beneficiaria. Tra questi beni figura uno degli yacht più grandi al mondo, il Dilbar, valutato oltre mezzo miliardo di euro, che al momento è immobilizzato in Germania, oltre a un’intera costellazione di immobili di lusso, tra cui cinque ville in Italia e diverse case in Baviera e in UK.

 

Tuttavia, il Consiglio dell’UE ha recentemente modificato la formulazione del criterio di autorizzazione delle sanzioni nei confronti della Ismailova, indicandola

come “familiare stretto” di Usmanov “dal quale trae vantaggio”.

 

Rappresentanti di Usmanov hanno dichiarato ad Affari italiani che due trust di famiglia erano stati istituiti parecchi anni prima del conflitto in Ucraina, quando Usmanov, già non più giovane e senza figli, aveva deciso di garantire il futuro benessere dei suoi parenti. In seguito il miliardario rinunciò ai diritti di beneficiario dei trust e la Ismailova divenne “persona esclusa” quando fu colpita dalle restrizioni della UE. Anche quando Usmanov e sua sorella avevano potenzialmente diritto ai benefici dei trust, non potevano possedere o controllare i beni in essi detenuti, compresi gli immobili in Europa e il tanto decantato mega-yacht Dilbar, hanno concluso gli esperti britannici.

 

“Oggi la situazione è surreale: vengo sanzionata per proprietà che non mi sono mai appartenute”, ha detto la Ismailova. “Nonostante tutto ciò, la UE continua a insistere sul fatto che possiederei lo yacht Dilbar e che starei nascondendo un qualche tipo di “partimonio” che appartiene a mio fratello. Intanto, ad esempio, l'unico immobile che possiedo in Italia, una villa, è stato regolarmente dichiarato a norma di legge."

 

Secondo i rappresentanti della famiglia Usmanov, di recente la signora Ismailova ha rinunciato a qualsiasi futuro beneficio dai trust, anche se le verranno revocate le sanzioni. Questa decisione è irreversibile e dovrebbe eliminare completamente ogni motivo di sanzioni contro di lei.

 

La conclusione degli esperti britannici, tra cui l'ex vice procuratore generale della Gran Bretagna Lord Edward Garnier, confuta anche l'affermazione secondo cui nel caso di Usmanov i trust sarebbero stati una finzione con l'aiuto della quale i beni venivano occultati e che ci siano stati in assoluto tentativi di nascondere qualcosa.

 

Questo parere legale è stato confermato anche dalla Banca federale tedesca (Deutsche Bundesbank), che ha stabilito che i beni nel trust non possono essere considerati posseduti o controllati da Usmanov o da sua sorella. Ma mentre le forze dell’ordine tedesche attribuiscono ancora la proprietà dei trust a Usmanov, l’Italia ha adottato un approccio più cauto. Lo scorso maggio il TAR del Lazio ha sospeso un procedimento riguardante uno dei trust e ha rimesso la questione della proprietà e del controllo sui beni del trust alla Corte di Giustizia Europea in via pregiudiziale.

 

Il mese scorso, la Corte di giustizia dell’UE ha respinto il ricorso di Usmanov per la revoca delle sanzioni. Ciò è avvenuto in un contesto di diverse, fragorose vittorie contro media, esperti e autorità, costretti a rimuovere le accuse sui legami di Usmanov con il Cremlino e sul fatto che lui e sua sorella controllino i beni dei trust.

 

Il caso di Mazepin non è il primo in cui i tribunali della UE hanno annullato le sanzioni contro i familiari dei sanzionati. E’ già successo al figlio del magnate russo Dmitry Pumpyansky e all'ex moglie del miliardario Mikhail Fridman. Inoltre, la seconda sorella di Usmanov, anch'essa sanzionata dopo lo scoppio della guerra, è stata successivamente cancellata dall'elenco dopo che le accuse contro di lei si sono rivelate errate.

 

Sebbene le sanzioni mirino a modificare il comportamento di coloro contro i quali vengono imposte, è chiaro che molte di queste persone possono fare ben poco per modificare la propria appartenenza familiare. Ciò rende sempre più impellente chiedersi con quanta efficacia il regime delle sanzioni risponderà alle prove dell’innocenza di questi individui e quanto universale sarà l’approccio per garantire che le persone non vengano sanzionate esclusivamente sulla base dei legami familiari.

 

Mentre l’elenco delle persone sanzionate continua a crescere, sempre più frequente risuona l’avvertimento che le restrizioni dell’UE potrebbero violare i diritti di persone che non sono state giudicate colpevoli di alcun illecito.

Tags:
ue restrizioni