Esteri

Imprenditori russi, parenti bannati: arma a doppio taglio delle sanzioni Ue

di Federico Grandesso

L'impegno europeo per la giustizia e i diritti umani è innegabile. Ma l'uso che si sta facendo delle sanzioni nei confronti dei familiari è opinabile

Un equilibrio difficile: spiegazione del dilemma riguardante le sanzioni dell'UE nei confronti di parenti

L'impegno dell'Unione europea (UE) per la giustizia e i diritti umani è innegabile. Tuttavia, le recenti azioni riguardanti l’imposizione delle sanzioni nei confronti di familiari di imprenditori legati alla Russia nel contesto della guerra in Ucraina hanno evidenziato la dicotomia tra l'uso delle sanzioni come strumento di pressione politica e la protezione dei diritti umani fondamentali. La questione è diventata cruciale in Italia, uno stato membro dell'UE con interessi economici rilevanti in Asia centrale.

Sanzioni: un’arma a doppio taglio

Le sanzioni sono storicamente uno strumento di diplomazia, un espediente per fare pressione sui governi affinché si allineino alle norme internazionali. Tuttavia, questo strumento ha un carattere ambivalente: se da un lato mira a limitare le attività indesiderate, dall'altro può influenzare, in modo involontario o meno, individui che non hanno legami apparenti con la politica. Questo riguarda in particolare parenti potenzialmente innocenti (inclusi quelli di grado più lontano) di individui sanzionati. L'esempio di persone come Gulbakhor Ismailova, sorella del miliardario russo-uzbeko Alisher Usmanov sottoposto alle sanzioni dell’UE, nei confronti della quale l'Unione europea ha anche introdotto delle sanzioni, solleva la questione che sta al centro del dibattito: è giustificabile ritenere i parenti responsabili di azioni sulle quali probabilmente non hanno alcun controllo?

Ismailova, originaria dell'Uzbekistan, è stata sottoposta alle sanzioni nell’aprile 2022 con la motivazione che lei è diventata la proprietaria legale di alcuni beni attribuiti a Usmanov, tra cui il mega-yacht Dilbar. Il miliardario sostiene che i beni sono stati messi nei trust per scopi di pianificazione ereditaria anni prima della guerra e sono di proprietà di fiduciari indipendenti. Inoltre, l'UE ritiene che il possesso di ville in Sardegna e in Lettonia da parte di Ismailova desti sospetti, dato che lei è una ginecologa in Uzbekistan.

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