Uss, l'estradizione l'aveva chiesta la Russia. Il governo lo sapeva da 4 mesi

La richiesta degli Usa è stata ignorata, perché successiva a quella di Mosca. Così il figlio del governatore della Siberia è riuscito a fuggire

Politica

Fuga Artem Uss, il governo sapeva ma scelse di non intervenire

Non smette di far discutere la fuga di Artem Uss dall'Italia. Il faccendiere russo è riuscito a tornare nel suo Paese e il caso è diventato non solo politico ma di interesse internazionale, con gli Usa che chiedono al governo italiano spiegazioni per aver ignorato il loro avvertimento sui rischi che si correvano con quel prigioniero, figlio del governatore della Siberia. Quarantotto ore di differenza il 9 novembre 2022, a vantaggio dei russi sugli americani, e la combinazione fra queste 48 ore e una norma di legge in tema di estradizioni, disvelano - si legge sul Corriere della Sera - quale sia stato, fino all’evasione il 22 marzo 2023 dell’uomo d’affari russo Artem Uss dagli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, il vero imbarazzo politico da gestire per il governo Meloni-Nordio: superiore persino a quello ora per la beffarda fuga del magnate russo, perché impossibile da tentare di spartire con i giudici milanesi.

Sinora - prosegue il Corriere - era già noto che dopo l’arresto di Uss anche la Russia paradossalmente ne aveva domandato l’estradizione per una propria inchiesta per malversazione, parsa a molti un pretesto per provare a mettere in salvo il figlio di un governatore di una regione siberiana caro a Putin. Ma quello che non si è sinora considerato è che i russi bruciarono sul tempo gli americani e chiesero l’estradizione 48 ore prima, il 9 novembre. Uss ovviamente prestò subito consenso: e quando c’è consenso, i giudici non hanno alcun ruolo nell’estradizione, ma è solo il governo a quel punto a dover decidere il sì o no.

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