Zelensky, la disperata solitudine del 'numero uno', tra finzione e realtà
A quasi un anno dall'attacco di Putin all'Ucraina, il ridestato Berlusconi mette a fuoco l'unica soluzione possibile per farla cessare
Zelensky, la disperata solitudine del 'numero uno': finzione e realtà
Davvero clamoroso: a quasi un anno dall'attacco di Putin all'Ucraina, per far cessare la politica dell'annientamento delle due repubbliche autonome del Donbass e dell'annientamento dei russi ivi residenti, della loro lingua, cultura e tradizioni, da parte dell'ex bravo comico Zelenshy, il ridestato Berlusconi mette a fuoco il perché dell'inizio della guerra e l'unica soluzione possibile per farla cessare. Queste le sue parole, alla buon'ora: "Bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe accaduto."
Purtroppo la ragazzotta che ci governa, alla quale su questo giornale avevo chiesto di studiare almeno la storia contemporanea di quella nazione martoriata, ha risposto in base alle aspettative di chi, come me, sostiene che ride troppo, non tocca più i piedi per terra e s'è montata la testa: "Chi non condivide l'atlantismo è fuori dal governo". Frase sconsiderata e da ducetta: e se Francia e Germania si stancassero di fare sempre gl'interessi degli USA?
Da quando mando dei contributi a questo giornale, per la prima volta, sabato scorso, è stato censurato un mio articolo, un po' psicanalitico su "quel signore", come il di nuovo vispo Berlusconi chiama l'attuale Numero Uno ucraino, in disperata solitudine, perché non può credere che "il mondo libero" (sì di obbedire a Biden) voglia seguire la politica suicida attuata finora... O, Signora Giorgia, se apparteniamo al mondo libero, vogliamo votare sul desiderio degli italiani di morire in una guerra mondiale? A noi poi sentire il ritornello VINCERE!! E VINCEREMO!!! tra l'altro. sembra di malaugurio...
Nell'articolo sostenevo che Zelensky da Presidente televisivo e cinematografico, s'era comportato molto meglio del presidente reale. Chi leggesse la storia del perché sia scoppiata la guerra e vedesse o solo leggesse la trama della serie delle 49 puntate, l'ultima nel 2019, inventate dal fantasioso Zelensky che diede il nome "Servitore del popolo" a serie televisiva, film e partito immediatamente fondato, difficilmente non sarebbe d'accordo con le mie argomentazioni, che hanno preceduto il risveglio di Mister B. La disperata solitudine si evince anche dal livello della lettera inviata e letta dal penoso e bambinesco Amadeus (unica frase spiritosa: se mi cacciano, io me ne vado). Un qualsiasi collaboratore avrebbe contribuito a migliorarla. Questo l'articolo cestinato (per curiosità o a rimembranza dei redattori).
Nell'ottobre 2015 iniziarono le teletrasmissioni, in Ucraina, del primo ciclo di 23 episodi della serie televisiva "Il servitore del popolo". Tanto per rendersi conto della lontananza tra lingua russa e ucraina, quel fortunato titolo è Слуга народу in ucraino e Слуга народа in russo. Nel 2016 fu realizzato un film, prodotto da una casa cinematografica fondata dall'allora attore, principale interprete Zelensky nella parte di un insegnante, impegnato nella denuncia della corruzione dilagante nel paese. Allora Zelensky era ritenuto un buon attore comico dotato di creatività e di riuscite iniziative pratiche.
Nel 2017 furono trasmessi altri 23 episodi e il successo continuò a dilagare. Venne definito "virale" l'episodio con una sua arringa contro la corruzione, ripreso da un suo studente. La finzione cinematografica termina con l'inaspettata elezione dell'insegnante, a Presidente della Repubblica. In questa impegnativa carica, Zelensky attore dimostra grande buon senso, riconoscendone le difficoltà e i tempi necessari, per "imparare il mestiere". Solo dopo un periodo di disorientamento, memore delle promesse fatte al popolo, decide di combattere con durezza la corruzione. Questo nella finzione, dove i suoi studenti addirittura avevano agito a sua insaputa, per farlo diventare Presidente. La finzione terminò con gli ultimi tre episodi, trasmessi nel 2019
Nella realtà, già nel marzo del 2018 Zelensky aveva fondato un partito politico a cui aveva dato lo stesso nome della serie televisiva (Слуга народу). Gli episodi furono bruscamente interrotti, ponendo fine alla finzione cinematografica, perché l'insegnante "arruffapopolo", il 20 aprile 2019 era stato realmente eletto Presidente dell'Ucraina. E qui iniziarono i dolori. La schiacciante maggioranza (oltre il 70%) ottenuta al secondo turno delle votazioni, essendo queste da anni sempre caratterizzate da lotte tra filo-americani e filorussi, ovvero tra accesi anti-americani e altrettanto accesi anti-russi, dovevano spingere l'ex insegnante che doveva "imparare il mestiere", come aveva saggiamente intuito per la finzione, a ritenere che il 30% della popolazione che non l'aveva votato, fosse prevalentemente di ucraini che o si ritenevano russi o fossero fortemente filo-russi.
E, a questi si dovessero riconoscere i diritti delle minoranze che, tra l'altro, sono maggioranza in alcune zone ora, anche se non si dice, in guerra civile. Cosa ha fatto Zelensky dal 2019 al 2022? Non solo non s'è posto il problema di riconoscere la minoranza in zone maggioranza, come avrebbe dovuto fare un Presidente saggio e consapevole della complessa situazione del proprio paese, ma ha cercato di sterminare russi e filorussi, in modo anche ridicolmente impossibile (vietando la trasmissione di musiche di autori russi-ucraini, ora non volendo la loro partecipazione alle Olimpiadi, ecc..). E un opinionista come Angelo Panebianco, apprezzato editorialista del Corsera, scrive un incredibile articolo pieno di lodi, sostenendo che la sua forza sta nel popolo che lo segue compatto e non nelle armi, nei soldi e nei combattenti che arrivano ora anche dalla Polonia.
Zelensky ha vietato di recarsi all'estero agli uomini dai 16 ai 60 anni? E noi ci siamo riempiti di ucraini e ucraine, affascinati dal Servitore del Popolo cinematografico che, passando troppo in fretta alla realtà, s'è trasformato nel Padrone assoluto del popolo. Alexei Anatolievich Navalny, si sa che è uno dei principali oppositori di Putin e si sa che in Russia esiste addirittura un partito Liberal Democratico. Zelensky ha sospeso ben 11 partiti con l'ovvia accusa d'essere filorussi. Secondo Penebianco tutti i simpatizzanti di questi partiti, stanno con Zelensky, rendendolo forte? Con il "repulisti" di questi ultimi giorni, il fu Servitore del popolo, licenziando o imponendo le dimissioni a una decina di collaboratori con l'accusa di corruzione, ha voluto richiamare alla memoria le battaglie televisive del suo sosia, facendo venire il sospetto che la corruzione in Ucraina sia un male endemico, indipendente dai governi filorussi o filoamericani.
Conclusione: penso che Zelensky, al contrario di quello che sostiene Angelo Panebianco, sia presso il suo popolo, più odiato di quanto non lo sia Putin in Russia. Popoli sovrani? Servitore del Popolo? Si sa che in Italia, se non ricordo male, circa il 57% è contrario all'invio di armi e soldi. E la percentuale certamente aumenterà di mese in mese, comportando un calo di consensi per "il nostro" Premier. Un buon consiglio per farglieli recuperare. Il famoso critico musicale e letterario Quirino Principe ha parlato chiaro che più non si può: "Non guarderò il Festival. I Maneskin, insulto all'arte. Penoso Zelensky al Festival".
Con il pugno a stomaco, occhi e orecchie per chi, avendo le idee di Principe, vorrà comunque vedere il Festival, la Meloni sarà ancora più considerata amica da Zelensky. Per esserlo ancora di più dovrebbe far trasmettere da RAI 1 i 49 episodi della serie Il servitore del popolo e poi anche il film. Magari subito dopo l'appello al festival. Otterrebbe due risultati: la soddisfazione di salire al primo posto negli attestati di stima e riconoscenza del fu Servitore del Popolo e di far aumentare enormemente la percentuale degli italiani contrari alla guerra. Perché risulterebbe evidente che l'eccessiva rapidità nel passaggio dalla finzione alla realtà e la sovrapposizione finzione-realtà, ha fatto del Servitore del popolo ucraino un caso d'interesse psichiatrico.