“Nella perfida terra di Dio” di Omar Di Monopoli. L'intervista

Uscirà il 16 dicembre, l’edizione a fumetti de “Nella perfida terra di Dio” del pugliese Omar DI Monopoli, per Sergio Bonelli Editore. L'intervista.

di Lucia Pulpo
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PugliaItalia

Uscirà il 16 dicembre, l’edizione a fumetti de “Nella perfida terra di Dio”, per Sergio Bonelli Editore. Omar Di Monopoli è autore del romanzo (edito nel 2017 da Adelphi) ma anche, del fumetto con i disegni di Giuseppe Baiguera e la sceneggiatura di Maurizio Colombo. Questa uscita sancisce l’avvio della collaborazione fra lo scrittore pugliese (ora nella scuderia Feltrinelli) e la casa editrice principe nel panorama delle “nuvole parlanti”.

Molte sono state le storie che dalle pagine di un libro sono state proiettate sul grande e sul piccolo schermo, qualcuna è rimasta sulla carta cambiando linguaggio, ovvero, passando dalle parole alle immagini, “Nella perfida Terra di Dio”, invece, si è spogliata per mostrare le sue origini a fumetti. Spogliare una storia è un’esperienza da fare direttamente col libro in mano, per ulteriori curiosità, chiediamo al suo autore:

Tu volevi disegnare il tuo fumetto da grande, ora che lo vedi realizzato da altrui mano, che effetto ti fa?

È la quadratura di un cerchio. La mia “prospettiva letteraria” è partita da una visione disegnata: il fumetto mi ha fatto conoscere la prosa e in essa ho saputo trovare un cammino di crescita, ma ritrovare le mie storie in forma di “nuvole parlanti” mi ha fatto tornare indietro, a quando tutto è iniziato: una gran bella soddisfazione!

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Cosa ti piace e c’è qualcosa che addirittura ti stupisce in questo fumetto?

Mi piace tutto, sono estasiato dalla capacità del disegnatore, Giuseppe Baiguiera, e da quella dello sceneggiatore, Maurizio Colombo, di riproporre interamente il mio mondo “southern” rielaborandolo però in una chiave nuova, più dinamica, eminentemente visiva, satura di bianchi e neri così come in fondo cercavo di fare io caricando con i dialoghi e gli aggettivi. La mia era, ed è, in fondo, una scrittura che deve tanto alla grafica. E poi tutti e tre siamo accomunati dalla passione per certo cinema (Peckinpah e Leone in primis)

Hai fatto e passato foto al disegnatore per introdurlo negli scenari reali del tuo romanzo, perché non lasciare spazio alla sua immaginazione?

Ha avuto assolutamente tutto lo spazio di immaginare la storia, ma aveva bisogno di conoscere il territorio in cui la stessa si srotolava. Il lavoro di un disegnatore di fumetti, al pari di quello di uno scrittore, richiede documentazione: la mia consulenza è servita in questo senso a fornirgli un archivio di istantanee da tenere a mente giusto come ispirazione.

Il proragonista, Tore, ti somiglia, non trovi?

Ti ringrazio ma è costruito sulle fattezze di un attore (Francesco Scianna) secondo un procedimento ormai tipico della Bonelli (Dylan Dog è Rupert Everett, Dampyr è Ralph Finnies ecc).

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Quando l’hai scritto o mentre correggevi le bozze, avevi in mente un tuo fumetto?

No, sono ormai lontano dalla sola idea di disegnare (ho smesso di farlo un ventennio fa) per cui penso più per sequenze cinematografiche. Ma il risultato finale mi ha colpito e appassionato e ogni volta che Peppe (Baiguiera) mi spediva una nuova tavola era un tripudio di stupore e piacere.

Questo fumetto in cosa differisce dal romanzo e in cosa coincidono perfettamente, secondo te?

Ci sono ovviamente piccoli accorgimenti dovuti alla differenza tra i due media (particolari minuti, brevi sequenze trattate diversamente, dialoghi accorciati o allungati in taluni punti) ma il grosso della storia è quella, e ne siamo tutti (in Adelphi come in Bonelli) molto appagati ed entusiasti.

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