Politica

Successi del Marocco, gas del Qatar. Perché le tangenti toccano il calcio

Di Alberto Maggi

Il pallone strumento per gli interessi geopolitici - Intervista a Alessio Postiglione, autore di "Calcio e geopolitica"

Parla Alessio Postiglione, autore del libro "Calcio e geopolitica. Come e perché i paesi e le potenze usano il calcio per i loro interessi geopolitici"


Il Mondiale "Mena", cioè dell'Africa e del Medio Oriente, un successo della sfera arabomusulmana, nonostante le accuse di corruzione. Questo il significato geopolitico del Mondiale in Qatar per Alessio Postiglione, giornalista, direttore del Master in Communications della Rome Business School, docente in politica internazionale alla Sioi e autore del libro "Calcio e geopolitica. Come e perché i paesi e le potenze usano il calcio per i loro interessi geopolitici", scritto con i coautori Valerio Mancini e Narcis Pallarés per Edizioni Mondo Nuovo, fresco vincitore del 56esimo Festival Letterario e giornalistico del Coni.

calcio e geopolitica
 

Postiglione, che cosa significa che il calcio è uno strumento di softpower?
"La Fifa ha più membri dell'Onu e gli Stati utilizzano il calcio per legittimarsi, questo al di là della loro eventuale natura liberal-democratica. È il caso dell'Italia fascista di Pozzo del '34 e della junta militar in Argentina nel '78. Venendo agli anni più recenti, con i Mondiali in Corea e Giappone abbiamo assistito all'affermazione dell'Asia, poi c'è stata la serie di mondiali "BRICS", l'acronimo che indica le potenze emerse con la globalizzazione, di Brasile, Sud Africa e Russia. Oggi è il momento dell'Islam. Ma il Qatar rappresenta un filone particolare. Regime vicino alla Fratellanza Musulmana, considerata una organizzazione terroristica da Arabia Saudita e USA, tradizionalmente in contrapposizione con i Paesi del Golfo, che condivide con l'Iran sciita storia e il più grande giacimento di gas esistente, il South Pars. I successi calcistici del Marocco mi portano a ritenere che questo sia il Mondiale Mena, acronimo che indica i Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, grazie al protagonismo di Rabat e Doha.

 

Qual è il significato geopolitico delle vittorie del Marocco?
"Il Marocco è la quarta squadra africana a raggiungere gli ottavi di finale della Coppa del Mondo, dopo il Camerun nel 1990, il Senegal nel 2002 e il Ghana nel 2010. E oggi è la prima ad arrivare alle semifinali. La Spagna continentale è a soli 14 chilometri dal Marocco, visibile attraverso lo Stretto di Gibilterra all'ingresso del Mar Mediterraneo. I due Paesi sono stati spesso competitor. L'Andalusia è stata musulmana fino alla reconquista del 1492, quando i reyes católicos unificarono la penisola iberica e scacciarono i moriscos. La Spagna estese il suo protettorato durante l'era della colonizzazione su di un'area strategica per Rabat, il Sahara occidentale, disputato anche dopo l'abbandono di Madrid a seguito della "lunga marcia" del '56. Da allora, Rabat ha dovuto gestire le pretese di indipendenza, richieste dal Fronte Polisario, una organizzazione simile al Fronte di liberazione della Palestina, foraggiato dalla sinistra e dall'Algeria. Nonostante Trump abbia riconosciuto la sovranità del Marocco su Dakhla, la recente crisi migratoria fra Spagna e Marocco è nata come ritorsione di Rabat nei confronti di Madrid che ospitava il leader del Polisario. Poi ci sono le exclavi spagnole, sulla sponda mediterranea del Marocco, di Ceuta e Melilla, altra questione spinosa. Il secondo portiere del Marocco, diventato titolare nella partita contro il Belgio, è nato proprio a Melilla e ha iniziato la sua carriera nel Ceuta. La vittoria del Marocco vendica tutte queste questioni. Poi c'è il gas, faccenda che accomuna Rabat e Doha.