Gualtieri cerca il Garante degli animali, va bene anche chi tutela zanzare
Il bando pubblico del Comune di Roma ha requisiti generici e la selezione per la figura del Garante è discrezionale. Cosa si nasconde dietro il trucco della bur
Il Comune di Roma con un bando pubblico cerca il Garante dei diritti degli animali ma il trucco c'è e si vede: i requisiti richiesti permettono anche a chi ha un canarino in casa, oppure sfama una colonia di gatti al parchetto di poter partecipare, mostrando misteriosamente quella che il Campidoglio definisce “comprovata esperienza”.
Insomma, a leggere l'avviso pubblico emanato dal Gabinetto del sindaco Gualtieri in data 17 novembre al numero di protocollo 63711, viene da sorridere, perché per l'individuazione della figura che dovrà rappresentare gli animali in genere e soprattutto cani e gatti da compagnia è affidata intanto a chi sa poco o nulla di cani e gatti, poi perché i requisiti sono così generici e vuoti, da poter permettere anche a chi accudisce un coniglio in casa o difende strenuamente um allevamento spontaneo di zanzara tigre di poter partecipare.
I trucchi della burocrazia per dare una parvenza di selezione delle competenze
Ma quale trucco si cela dietro la selezione? Per capire bisogna leggere il bando e la delibera dell'agosto scorso, licenziata dal Campidoglio dopo un lungo e complesso iter e trasformata in bando dopo oltre due mesi mezzo. Dunque, per diventare paladino dei diritti degli animali romani, occorre “essere persona di riconosciuta e comprovata esperienza, competenza e professionalità nella materia della tutela dei diritti degli animali”. E basta. Non serve magari essere laureato in veterinaria, zoologo, magari addestratore certificato Enci. Nulla di nulla, i requisiti che il Comune di Roma chiede sono così vuoti che è impossibile scegliere la persona giusta al posto giusto in assenza di specifiche in grado di redigere una graduatoria e selezionare il migliore. Basterebbe persino un influencer che, sotto sotto, spaccia cibo per animali.
Forse il nome è già custodito in un cassetto
Ma siccome a pensar male si fa peccato ma ci si azzecca sempre, viene da pensare che il Campidoglio il nome da proporre ce l'abbia già chiuso in un cassetto e la “call” sia stata costruita tanto per dare una parvenza di selezione delle competenze. Ultima ipotesi che “il coniglio” venga estratto dal cilindro delle tante associazioni che si battono ogni giorno per gli animali, magari offrendo un “posto” in cambio di una tregua sulla vicenda storica dei canili.
Cani, gatti e pappagalli non votano, i padroni sì
Oggi diventa garante, domani organizzerà una bella riunione pre elettorale per sostenere un candidato gradito alla maggioranza che governa il Comune. E il giochetto è fatto. Senza neanche un po' di vergogna. Tanto gli animali non parlano e non votano.