La crisi del Pd? Tutti sapevano: “Dedito al potere”. La relazione Barca 2015
A pochi giorni dal congresso del Pd rispunta la relazione di Fabrizio Barca sul partito romano. La crisi era profonda e le soluzioni ignorate volutamente
Non lo dite a Enrico Letta, ma neanche a Bonaccini, Cuperlo, De Caro e Schelin: Il Pd non è più un buon partito e non negli ultimi anni perché la crisi ha motivazioni profonde che tutti conoscono. Tutti sapevano e hanno letto nel 2015 il rapporto conclusivo dell'analisi del Pd romano che il commissario di allora, Matteo Orfini, affidò a Fabrizio Barca, dopo che la Federazione romana del Pd traballò davanti all'inchiesta Mondo di Mezzo.
Allora Barca identificò un modello di partito locale in cui “gli interessi generali dei cittadini vengono privilegiati rispetto a interesse particolari”, individuando tra le 6 tipologie di partito – e forse di correnti – quella più tremenda: “Il potere per il potere”, ovvero il luogo fisico, e cioè il circolo – in cui gli interessi particolari prevalgono, sovrastano o annullano gli interessi generali dei cittadini del territorio di responsabilità. Il circolo è “di qualcuno” (monopolio) o è l’arena di uno scontro di poteri. Il partito è dannoso perché blocca il confronto sui contenuti, premia la fedeltà di filiera, emargina gli innovatori”. Questo modello ancorato a poltrone e a una “gestione quasi aziendale” era presente in 27 circoli, contro i 9 in cui si “Progettava il cambiamento”. E sotto l'aspetto dell'efficienza i “circoli di potere” erano penultimi nella classifica dell'apertura al pubblico: neanche 7 ore a settimana.
"Una crisi tale da indebolire l'azione territoriale"
A pagina 19 della Relazione finale si legge: “L’indagine ha riguardato l’operato dei circoli PD negli anni 2013-2014. Sono anni di grave crisi della Federazione romana. Una crisi tale da indebolire fortemente l'azione territoriale (almeno di chi avesse intenzione di tenerla viva) e influenzare in negativo le attività dei circoli. Noi stessi abbiamo potuto verificare lo stato di abbandono di un'organizzazione collettiva. E, ovunque fossimo, alla domanda del questionario “avete mai proposto progetti alla Federazione romana” seguiva spesso una fragorosa risata e la domanda “quale Federazione?”.
"La transumanza dalla base al livello regionali e nazionali"
E l'analisi di Barca evidenzia anche la transumanza politica a basso costo. Scrive: “A cavallo degli anni 2012 e 2013, poco prima dell'annunciato collasso della Giunta Alemanno, una parte consistente della classe dirigente locale abbandona il livello della politica cittadina e si trasferisce in altri livelli istituzionali. In vista ci sono elezioni regionali e nazionali. Per quelle nazionali, c’è un sistema nuovo di selezione dei candidati al Parlamento – le cosiddette “parlamentarie” - che permette ai più organizzati di puntare al Parlamento. Con poche migliaia di preferenze – quante ne bastano per entrare in Consiglio Comunale e meno di quelle che servono per entrare in Consiglio Regionale – si può puntare all'ingresso in Parlamento. Si tratta di un desiderio più che legittimo, ma così facendo si sguarnisce il livello locale senza un progetto: manca, infatti, un piano di crescita e avvicendamento delle classi dirigenti che garantisca continuità, efficacia e cura, tanto da favorire la strutturazione di un partito somma di ditte individuali. E’ solo l’apice di una pratica della disattenzione che dura da anni”.
"Il partito si dovrà concentrare sul disagio sociale"
E visto l'assena di una vocazione di partito della Sinistra, basta leggere le raccomandazioni: “Attenzione primaria andrà data alle aree della città dove più elevato è il disagio sociale. In queste aree, potrebbe essere prevista una "missione" della rinata Federazione volta a prevenire sul nascere il riformarsi di grumi di potere, a cogliere i bisogni di segmenti di società nei quali il PD non riesce a "sfondare", a dare forza a figure di rottura degli equilibri economici e politici esistenti, a costruire un ponte con le organizzazioni di cittadinanza attiva che appaiano genuine e affidabili”.
"Formare una nuova classe dirigente integra"
La conclusione è un pregevolissimo trattato di politica che tutti gli esponenti del partito dovrebbero leggere studiare. E' datato 2015 e dopo 7 anni la crisi è diventata crollo: “La Federazione, volgendo in positivo il momento di maggiore crisi che la città vive da lungo tempo, potrebbe puntare su un’applicazione forte e rigorosa dello Statuto del PD e del suo Codice Etico, facendone il tratto distintivo con cui formare una nuova classe dirigente non solo integra ma anche capace di sfuggire al cinismo corrosivo della Capitale”.