Medici di base travolti da mail e whatsapp: ”Basta, meglio andare in pensione”

“Disagio professionale da messaggi”, i medici di famiglia di Roma sotto stress. Il racconto: "C'è chi entra nello studio armato"

Roma

I medici di famiglia travolti da mail e messaggi whatsapp preferiscono andare in pensione piuttosto che continuare a lavorare in quello che definisco “un inferno di messaggi”. E' l'effetto Covid che ha portato ad entrare negli studi pazienti addirittura armati.

A denunciarlo è Riccardo Magi, presidente dell'Ordine di Roma che ha evidenziato come dal Covid in poi i medici di base hanno manifestato quello che se fosse una patologia potrebbe essere catalogato come “disagio professionale da messaggi”.

Dopo il Covid il numero dei messaggi si è moltiplicato

Spiega il dottor Magi: "Il grande problema è rappresentato soprattutto dalle modalità d'accesso, molto cambiate. Durante il Covid l'utilizzo della messaggistica per contattare il proprio medico è cresciuta enormemente. E questo canale ormai resta aperto. Ciò vuol dire che un professionista con 1.500 pazienti riceve ogni giorno un numero di messaggi difficili da gestire, che si somma al lavoro quotidiano e alle maggiori incombenze burocratiche. Un carico evidentemente molto pesante a cui molti medici di famiglia non hanno retto - sottolinea - In particolare i più anziani che, in diversi casi, hanno lasciato la professione in anticipo. Abbiamo avuto un picco importante di abbandoni che si declina sul territorio con una forte carenza di medici di medicina generale in alcune aree, in particolare le zone della periferia più difficili della capitale". Dove, racconta Magi, "succede anche di vedersi arrivare pazienti armati in studio".

Azioni di supporto dall'Ordine

L'Ordine "ha già realizzato alcune survey per fare il punto su come si sentono i medici della provincia, sul territorio ma anche negli ospedali. Ora vogliamo avere una fotografia più chiara per individuare, poi, azioni di supporto concrete - chiosa il presidente dell'Ordine - e non lasciare soli i colleghi".

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