Payback: 4000 aziende al default. Manifestazione a Roma, il Governo negozia
Le imprese che forniscono presidi sanitari a ospedali e Asl lunedì a Santi Apostoli. Il Governo si impegna a rinviare di 6 mesi il payback
A dicembre sono scesi in piazza ma il Governo Meloni li ha ignorati. Il prossimo 10 gennaio, i rappresentanti di tutte le aziende che forniscono dispostivi medici a ospedali e Asl torneranno a far sentire la loro voce contro il Payback in una nuova manifestazione a Roma, autorizzata in piazza Santi Apostoli alle 10 del mattino.
Mentre i rappresentanti delle 4000 aziende e dei 110 mila lavoratori organizzano la manifestazione, arriva una schierita: “Per lunedì prossimo è stata convocata una riunione operativa al ministero dell’Economia e delle finanze. Al tavolo, oltre me in sostituzione del viceministro Leo, ci saranno il ministro Giorgetti e la Ragioneria generale dello Stato. Dal tavolo uscirà fuori una soluzione per il payback sanitario in scadenza il 16 gennaio dopo che l’emendamento da me presentato alla manovra non è passato per una questione di coperture”. Ne dà notizia la capogruppo in Commissione Bilancio alla Camera Ylenja Lucaselli in un’intervista pubblicata sul Sole 24 Ore.
L'impegno del Gioverno: "Rifare i conti e poi un rinvio di 6 mesi"
“Credo che andremo verso un decreto-legge con una proroga di almeno 6 mesi per fare bene tutti i conti. L’alternativa è quella invece di trovare in quella sede le coperture per azzerare tutti i debiti delle aziende”. Ylenja Lucaselli aggiunge: “Noi dovremmo operare con una riorganizzazione generale della sanità. Ma restando sul tema, la questione del payback è un assurdità sotto ogni profilo, a cominciare da quello giuridico che infatti ha dato il là a un contenzioso abnorme. Su questo quindi siamo chiamati a trovare una soluzione sostenibile per tutti”.
Che cos'è il payback
Oltre 8 anni fa, dal Governo Renzi, è stato pensato il sistema di tassazione del payback, di fatto, finora mai applicato, per la sua complessità nonché discussa legittimità.
Inserito nel D.L. Aiuti bis datato ottobre 2022, definisce le regole per l’applicazione di un sistema di compartecipazione delle imprese, allo sforamento dei tetti regionali di spesa sanitaria.
All'atto pratico, le aziende del settore sono chiamate a sanare lo sforamento del tetto fissato sulla spesa regionale, con una contribuzione del 50% dell'intero importo dichiarato come sforamento dalle regioni, del quale i fornitori non hanno contezza preventiva ne controllo.Al di la della immoralità... della legittimità del predetto sistema si discute molto:
diversi interpreti ed operatori hanno osservato che, a differenza dei farmaci, per i quali esiste un sistema analogo e oggetto di costante contenzioso e dove questo meccanismo agisce come una sorta di sconto al consuntivo visto che i farmaci vengono semplicemente negoziati con l'Aifa e non soggetti a gare competitive, il meccanismo di acquisto dei dispositivi medici è invece soggetto a gare d'appalto ad evidenza pubblica, per l’espletamento delle quali viene fissato, dal committente, una base d’asta, ossia un tetto di spesa preventivato, sul quale si avvia la procedura competitiva, al ribasso, tra i diversi concorrenti.
Il Provvedimento appare illegittimo anche per la sua retroattività: gli importi sono riferiti al periodo 2015/2018, sui quali tutte le aziende hanno già presentato/chiuso i bilanci di esercizio, onorando tutti i molteplici adempimenti ad essi legati.
La cifra totale, ripartita per singole aziende, sulla base del fatturato che ammonta ad oltre 2 miliardi di Euro, dovrebbe essere erogata, entro il 15 gennaio 2023, in un'unica soluzione e, in caso di mancato "adempimento", le Regioni saranno autorizzate (dal Decreto di cui sopra) a trattenere il pagamento delle fatture, per forniture già eseguite, fino a compensazione dell'intero importo . Tale circostanza genererebbe una indiscutibile impossibilità, per la maggior parte delle aziende del settore , a proseguire le forniture di dispositivi medici di ogni tipo, anche salva vita (strumentario di ogni genere, stent coronarici, filtri per dialisi, endoprotesi addominali, ossigenatori, etc. etc.), in tutte le strutture sanitarie pubbliche, ma anche private.