Protesta al Pantheon, violare i Patti Lateranensi come un atto di guerra

Un funzionario di Polizia provoca un incidente diplomatico tra Italia e Santa sede. Quasi una commedia all'italiana

di Patrizio J. Macci
Roma

Protesta al Pantheon e sgombero in violazione dei Patti Lateranensi: dal punto di vista tecnico è un incidente più grave che se un velivolo avesse violato lo spazio aereo del nostro Paese oppure un aereo italiano sconfinato nei cieli altrui.

Un gruppo di manifestanti di Scampia occupa simbolicamente il Pantheon nel cuore del centro storico di Roma per protestare contro i tagli al PNRR, impediscono ai turisti di visitare il tempio dove riposano i Savoia. Espongono uno striscione, inscenano una protesta e lanciano qualche slogan.

La procedura per far entrare in chiesa le forze dell'ordine

Un solerte funzionario di polizia è intervenuto per farli allontanare, e fino a qui la notizia avrebbe meritato le consuete dieci righe in cronaca tra le agenzie in una giornata assai movimentata dal punto di vista degli eventi. Il problema è che oltre a essere un luogo di culto di Santa Romana Chiesa l’accesso al Pantheon da parte delle forze dell’ordine, patrimonio dell’Unesco e monumento più visitato d’Italia formalmente in carico al demanio dello Stato, prevede una procedura.

Craxi e Casaroli, gli accordi tra Italia e Santa Sede

Forse il solerte funzionario di polizia lo ha dimenticato oppure andava di fretta, fatto sta che l’Arciprete della Basilica ha dichiarato dopo lo sgombro ai giornalisti straniati: “Si poteva dialogare con quei ragazzi invece di cacciarli via”. Poi è arrivata a razzo una nota ufficiale di protesta dove Monsignor Daniele Micheletti rettore della basilica di Santa Maria ad Martyres ricorda che polizia e carabinieri non possono entrare nelle chiese aperte al culto “salvo casi di urgente necessità previo avviso all'autorità ecclesiastica” come prevede la legge 121 del 1985. Bettino Craxi la firmò con una penna d’oro che poi donò al Cardinale Agostino Casaroli.

Manzoni fece rifiugiare in chiesa Frà Cristoforo

La frittata è fatta, l’incidente diplomatico è aperto. I cellulari dei funzionari d’amabasciata cominciano a squillare, le chat si infuocano. L’orologio segna quasi le ventuno e la sitauzione vira nella Commedia all’italiana.Fa capolino nella storia il ricordo scolastico di Fra’ Cristoforo che si rifugia in un convento di Cappuccini dove gli sbirri non possono mettergli le mani addosso, l’immunità è assicurata e il popolo tifa per lui. E Emanuele Filiberto di Savoia che ha la famiglia sepolta al Pantheon? Qualcuno potrebbe averlo avvisato, lui possiede un cellulare con un numero elvetico: fedele al Papa e alle Guardie Svizzere.

Il silenzio dei Savoia per la tomba violata

Le cronache degli ultimi giorni lo riportano impegnato a vendere alcuni arredamenti e gioielli di famiglia in quel di Ginevra, deve alleggerire una casa che i genitori non usano più. Forse anche lui è perseguitato da qualche cartella esattoriale della quale vuole liberarsi previo rottamazione.

E se Emanuele Filiberto chiedesse un risarcimento al ministro Sangiuliano?

L’immagine e l’onore dei suoi antenati è stata violata, il sonno eterno disturbato. Potrebbe prendere carta e penna, anzi accendere il computer, e  inviare una pec al ministro competente reclamando un congruo risarcimento. Ma il ministro Sangiuliano, perché anche il ministro ha un cognome che sembra averlo scelto uno sceneggiatore, riuscirà a metterci una pezza: una partecipazione alla nuova edizione di Ballando con le Stelle riparerebbe il danno morale e chiuderebbe l'incidente. I diplomatici possono tirare un sospiro di sollievo. I manifestanti di Scampia guarderanno volentieri anche loro la trasmissione, mentre aspettano i fondi del PNRR.

Protesta al Pantheon, ira della Santa Sede: "Violati i Patti Lateranensi"

 

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