Roma, negato l'aiuto al suicidio a malata terminale di cancro. No della Asl
Malata terminale di cancro chiede aiuto all'Associazione Luca Coscioni per porre fine alla sua agonia. “Ha tutti i requisiti”. La Regione nega
In questi giorni è arrivato il diniego da parte di un’Asl di Roma alla richiesta di accesso all’aiuto alla morte volontaria di una donna malata terminale a causa di una patologia oncologica.
La donna si era rivolta, lo scorso agosto, alla propria azienda sanitaria per chiedere la verifica delle condizioni previste dalla sentenza costituzionale n. 242/2019 per accedere all’aiuto alla morte volontaria in Italia, accanto ai suoi cari. Dopo le verifiche effettuate, a seguito di una diffida, a metà settembre, l’azienda sanitaria ha comunicato alla donna, assistita dai legali dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, un diniego all’accesso all’aiuto alla morte volontaria.
Per l'equipe medica è in grado di "autodeterminarsi"
in quanto l’equipe medica rileva che la signora, pur avendo una malattia irreversibile fonte di sofferenze per lei divenute intollerabili e pur essendo nella piena capacità di autodeterminarsi, non sarebbe sottoposta a trattamenti di sostegno vitale, pertanto non rientra nelle condizioni previste dalla Corte Costituzionale n. 242/19. La donna, invece, è totalmente dipendente dall’ossigeno.
L'Associazione Luca Coscioni: "Il no è privo del parere del Comitato Etico"
Dichiara Filomena Gallo, difensore, coordinatrice del collegio legale di studio e difesa e Segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica: “Tale diniego è stato inviato privo del parere del comitato etico competente e della relazione multidisciplinare redatta dai medici che hanno sottoposto a verifica delle condizioni la nostra assistita. L’azienda sanitaria esclude la presenza di un trattamento di sostegno vitale, nonostante sia chiaro dalla documentazione medica che la signora è sottoposta a terapia antalgica di derivazione morfinica e ad una terapia di sostegno con ossigeno, alla quale è attualmente sottoposta in modo continuativo. Ci siamo dunque opposti a questo diniego illegittimo, ma a oggi, nonostante il veloce peggioramento delle condizioni della signora, nessuna risposta è pervenuta dall’azienda sanitaria romana. Se non arriverà una risposta positiva entro poche ore, la signora sarà privata definitivamente del suo diritto di scegliere sul suo fine vita e sarà costretta ad affrontare un’agonia contro la propria volontà”.
Le regole per la morte volontaria assistita
In assenza di una legge nazionale e di leggi regionali, il “suicidio assistito” in Italia è regolamentato dalla sentenza 242\2019 della Corte costituzionale sul caso Cappato\Dj Fabo, che ha legalizzato l’accesso alla procedura ma solo a determinate condizioni, da verificare tramite il Servizio Sanitario Nazionale che riceverà la richiesta della persona malata e procederà con l'esame delle condizioni della persona seguendo le modalità previste dalla legge sulle Dat art. 1 e 2(219/17) e delle modalità per procedere, seguito poi dal parere del comitato etico territorialmente competente. Si può accedere a condizione di essere: pienamente capaci di prendere decisioni libere e consapevoli, affetti da una patologia irreversibile fonte di intollerabili sofferenze e tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale.