Sanità Lazio, l'anno orribile delle liste d'attesa: c'é chi rinuncia a curarsi

Cittadinanzattiva rende noti i dati sulle liste d'attesa a Roma e nel Lazio. Liste chiuse,il 58% oltre i tempi della prescrizione e il 41% paga per far prima

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Roma

Liste di attesa tallone d'Achille della sanità. Nel Lazio solo un cittadino su due, nel 2023, ha ottenuto visite ed esami nei tempi giusti, mentre sette su dieci si sono imbattuti in liste chiuse.

E' il quadro delineato dai dati di una indagine online - rivolta ai residenti nella regione Lazio nel mese di aprile 2024 - resi noti nel corso dell'evento 'Liste di attesa e digitalizzazione', promosso da Cittadinanzattiva con il contributo non condizionato di Doctolib.

I numeri della Caporetto della Sanità

Più nel dettaglio, per lo scorso anno il 48,8% dei cittadini laziali dichiara di non aver ottenuto l'appuntamento per la prenotazione richiesta, il 70% ha sperimentato liste di attesa chiuse, oltre il 58% ha ottenuto visite ed esami con tempi superiori a quanto previsto dal codice di priorità indicato dal medico. E ancora: il 38% si è dovuto spostare in un luogo lontano o difficile da raggiungere per ottenere la prestazione nei tempi giusti, e quasi il 29% ha ricevuto la proposta di effettuare la visita o l'esame in intramoenia. A fronte degli ostacoli indicati, il 41% circa ha svolto la prestazione a pagamento nel privato, il 21% ha accettato suo malgrado tempi e luoghi proposti dal servizio pubblico, poco più del 12% ha effettuato la prestazione in intramoenia. C'è un 7% che ha dichiarato di aver rinunciato a svolgere la visita o l'esame.

Le priorità delle ricette, queste sconosciute

A questo si aggiunge una scarsa informazione. Circa un utente su tre dichiara di non conoscere le tempistiche indicate dai codici di priorità (U-Urgente: entro le 72h; B-Breve: entro 10gg; D-Differibile: entro i 30 giorni se si tratta di visita specialista ed entro i 60 giorni per gli accertamenti diagnostici; P-Programmabile: entro 120 giorni). Soltanto uno su due (51,2%) dichiara di aver ottenuto l'appuntamento richiesto nei tempi previsti dalla impegnativa, nove su dieci ritengono che i tempi di attesa nel Lazio non siano compatibili con le proprie esigenze di salute e oltre il 37% pensa che la situazione sia ulteriormente peggiorata negli anni. Il 66% dei cittadini, fra quelli che hanno partecipato all'indagine, ha prenotato tramite Cup telefonico, il 30% si è recato di persona allo sportello, il 27% ha contattato telefonicamente la struttura prescelta, il 21% ha scelto la piattaforma online Recup, il 3% ha prenotato in farmacia.

Il Cup è come un terno al lotto

Per quanto riguarda il servizio telefonico Cup, il 17,4% di cittadini lamenta disagi per il funzionamento in particolare perché deve attendere troppo per avere la risposta dell'operatore; riguardo invece la piattaforma online, oltre il 28% mette in evidenza che non tutte le prestazioni sono disponibili sulla stessa e dunque non è possibile prenotarle, e un 21% lamenta che la piattaforma sia complessa e lenta.

L'agenda della diagnostica: solo il 10% dei privati l'ha condivisa con la Regione

Come evidenziato nella stessa relazione della Regione Lazio, 'Abbattimento Liste di attesa. Agende Digitali. Aprile 2024", a marzo 2023 solo il 10,3% delle strutture private convenzionate metteva a disposizione le proprie agende digitali per il Recup e, sul totale delle prestazioni erogate dalle stesse, solo il 6% passava attraverso lo stesso Recup. Rispetto alle modalità di prenotazione, oltre la metà degli intervistati dichiara che l'introduzione di ulteriori piattaforme per la prenotazione potrebbe consentire di migliorare la gestione delle liste di attesa.

"Alcune di queste criticità, a cominciare dal blocco delle liste di attesa e dalla difficoltà ad avere le prestazioni nei tempi giusti, sono affrontate nel decreto sulle liste di attesa appena presentato in Consiglio dei ministri. In particolare alcune misure possono rappresentare un segnale di svolta per i cittadini", dichiara Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva. Ma, continua, "nessuna riforma sostanziale può funzionare senza investimenti adeguati: la nostra proposta è che gli investimenti siano posti a carico del Fondo sanitario con vincolo di utilizzo, che impegni cioè le Regioni a rendicontarne l'effettivo utilizzo. E' importante infatti che ci sia un impegno condiviso e responsabile da parte di tutti gli attori coinvolti nel governo delle liste di attesa. Da parte nostra vigileremo affinché le misure previste siano rispettate e siano presi i necessari provvedimenti, anche di tipo sanzionatorio, per rispettare i diritti dei cittadini".

Elio Rosati: “Carenza di personale e burocrazia”

I cittadini del Lazio, spiega Elio Rosati, segretario regionale di Cittadinanzattiva Lazio, "si rivolgono ai nostri servizi soprattutto per segnalare difficoltà di accesso ai servizi sanitari e su questo abbiamo registrato un sensibile aumento di richieste dovuto ad un effetto post Covid che ha determinato ulteriori ritardi nell'erogazione delle prestazioni non erogate nel periodo pandemico e di quelle che si sono aggiunte una volta superato tale periodo".

Mancano inoltre "percorsi strutturati per patologia che, nonostante le norme siano chiare, vedono ancora frammentarietà, disomogeneità territoriali e farraginosità nelle procedure burocratiche; così come è evidente una carenza del personale sanitario specialistico sul quale saranno necessari interventi specifici. Crediamo fondamentale che si proceda su due strade: l'adeguamento e riorganizzazione del sistema Recup, rispetto al quale la Regione Lazio ha attivato un percorso che può essere la giusta via per organizzare, monitorare e verificare la domanda/offerta di prestazioni; un rafforzamento del lavoro dell'Osservatorio regionale per il governo delle liste di attesa perché diventi sempre più luogo di confronto costante per monitorare, verificare e correggere, se necessario, azioni e programmi", conclude Rosati.

 

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