Trasporti: “rubati” ai romani 36 miliardi, il Comune di Roma resta a guardare

La Regione Lazio riduce al minimo i trasferimenti a Roma del fondo nazionale per il Tpl. Da Polverini in poi 240 mln, il resto alla Regione. Il caso

Roma

L'Atac che fa miracoli per salvare bilancio e servizio e Cotral che festeggia 16 mln di euro di utile: sul trasporto pubblico di Roma e del Lazio negli ultimi anni è andata in scena la “grande rapina” ai danni dei romani, privati da Regione Lazio della giusta quota di fondi nazionali per il trasporto.

Tutto si è consumato nelle stanze di Regione Lazio prima con la gestione di Renata Polverini e, successivamente, santificato in 10 anni a guida Pd-Zingaretti. Ma quanto e perché i soldi destinati al trasporto pubblico di Roma sono stati “distratti”?

Conti alla mano lo scandalo dei fondi per Roma

Come tutte le materie legate all Pubblica Amministrazione e alle scelte della politica chi ha interesse a comprendere nel dettaglio cosa è accaduto, è bene che si armi di santa pazienza e legga con attenzione i documenti ufficiali e la ricostruzione.

Partiamo dalla cronaca degli ultimi giorni. La Giunta Regionale del Lazio non più tardi di martedì ha deciso che la quota che riceve dallo Stato per finanziare il trasporto e la successiva ripartizione tra i Comuni, per Roma è pari a 240 mln di euro. Nulla di nuovo rispetto al passato e questo perché il bilancio targato Francesco Rocca e Fabrizio Ghera è giocoforza frutto del bilancio della gestione Pd-Zingaretti. Ragion per cui 240 mln lo scorso anno e 240 anche per il 2023.

E questo mentre Regione Lazio incassa dallo Stato 573 milioni di euro che andrebbero ripartiti, non in base al criterio di comodo, bensì in base alla popolazione servita e ai chilometri di servizio. Ora, Atac più o meno compre un terzo della popolazione e quindi Roma Capitale dovrebbe chiedere a Regione Lazio 380 milioni di euro e, invece, da Ignazio Marino in poi si accontenta di ciò che dal Palazzo della Regione arriva.

Soldi sottratti alla Sanità per i trasporti ma negati a Roma Capitale

Se a questo aggiungiamo che Regione Lazio – come da bilancio – sottrae dall'odiosa addizionale Irpef più alta d'Italia destinata alla Sanità una posta pari a 388 milioni di euro (come indicato nella relazione della Corte dei Conti 2022) il monte totale del denaro regionale arriva a 913 mln di euro. E a Roma nel toccano sempre 240. Come dire: al trasporto romano vanno le briciole e il servizio più complesso, oneroso e difficile, il resto se lo tiene la Regione. E la “rapina in danno della Capitale” sembra non finire mai visto che sempre conti alla mano, almeno negli ultimi 10 anni ha un valore annuo monstre pari a 360 milioni di euro l'anno. Basta moltiplicare per 10 e si arriva a oltre 36 mld di fondi sottratti a Roma Capitale, Atac e agli utenti del trasporto romano.

La legge per accedere direttamente al fondo Tpl c'è ma i sindaci non la fanno valere

C'è una norma però che rende ancor più grave sia la scelta di Regione Lazio che del Comune di Roma. E' una di quelle leggi che una volta fatta è stata messa in un cassetto ed è contenuta nel Dlgs 61 del 2012 che all'articolo 12, comma 3 e che prevede che Roma Capitale possa chiedere l'accesso diretto ai fondi statali del piano nazionale, senza passare per la Regione. Norma del Governo Berlusconi, ignorata da Ignazio Marino sindaco, da Virginia Raggi sindaco e sino ad oggi mai utilizzata da Roberto Gualtieri. Basterebbe una Pec per aprire un contenzioso e chiedere l'applicazione di una norma di legge ben chiara e a tutela di Roma Capitale.

Invece no. Si preferisce tenere Atac in lotta per la sopravvivenza, tartassare e beffare i romani drenando risorse dalle buste paga con l'Irpef e l'addizionale per la Sanità e dare loro quasi a tavolino un servizio di trasporto ai limiti della dignità. Su questo Gualtieri e Rocca forse dovrebbero aprire un tavolo, almeno in vista del Giubileo.

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