Dorothea Wierer: "Quel no al nudo su Playboy. Adoro mettere i tacchi a spillo"
Dorothea Wierer, la regina del biathlon italiano si confessa dal no a Playboy alle Olimpiadi di Milano-Cortina
Dorothea Wierer: "Quel no al nudo su Playboy"
È vero che ha rifiutato di posare nuda per Playboy? "Ormai è una storia vecchia, forse di dieci anni fa. Era una richiesta partita dalla Russia: lì il biathlon è popolare", dice Dorothea Wierer in un'intervista al Corriere della Sera. La fuoriclasse del biathlon italiano disse di no... "Non mi sento così sicura di me. Peraltro oggi le ragazze che finiscono su quella rivista non sono più del tutto nude. Io avrei dovuto esserlo, quindi ho rifiutato. Seriosa? Non dico questo, ma amo difendere la privacy. Però se una si sente a suo agio nel mostrarsi nuda, faccia pure".
Dorothea Wierer, la 'Calamity Jane italiana'
Dorothea Wierer, la definiscono la Calamity Jane italiana. Ma lei conosce la vera Calamity Jane? "So che è stata la prima donna-pistolero nel selvaggio West. Però conosco poco di lei: dovrò documentarmi", sottolinea la campionessa azzurra al Corsera. Calamity amava, oltre che sparare, il gioco d’azzardo e bere whisky. "Allora non fa per me. Comunque il Far West è affascinante. Amo scoprire mondi particolari, noi nel biathlon siamo in una bolla e rischiamo che tutto si esaurisca nella nostra realtà".
Dorothea Wierer: "Adoro mettere i tacchi a spillo"
Dorothea Wierer con i tacchi a spillo. "Li uso non appena posso, mi va di farmi bella e di sentirmi donna". Una carriera straordinaria: 4 medaglie d'oro mondiali (con 5 argenti e 3 bronzi), due volte vincitrice della Coppa del Mondo di biathlon. Manca solo il trionfo alle Olimpiadi... "Sì, ma non è semplice vincerlo. E ci vuole fortuna". Può provarci nel 2026 con Milano-Cortina. "Mi piacerebbe esserci, ma vorrei avere una famiglia che cresce, una vita tranquilla, non fare sempre le valigie - sottolinea Dorothea Wierer al Corriere della Sera - Però quando vedo che ancora vinco, mi dico: sfrutta il momento. In me convivono due anime: tre anni non sono tanti, deciderò dopo ogni stagione". Il biathlon è una maratona psicologica? "Sì. Se parti e hai mal di gambe, o sbagli al primo poligono, sai che è dura salire sul podio. Ma non devi mollare: è una lezione per la vita".
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