Juve, Fagioli squalificato per sette mesi: accordo con la Procura Federale

Accordo tra il giocatore della Juventus e la Procura per la squalifica: stagione finita

Nicolò Fagioli (foto Lapresse)
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Scommesse: 7 mesi di stop a Fagioli più pene alternative

La Procura Federale - apprende l'Ansa - ha appena raggiunto un accordo ex art. 126 CGS con il calciatore Nicolò Fagioli a seguito del quale lo juventino "verrà sanzionato con una squalifica di 12 mesi, 5 dei quali commutati in prescrizioni alternative, e una ammenda di 12.500 euro, per la violazione dell'art.24 del CGS che vieta la possibilità di effettuare scommesse su eventi calcistici organizzati da FIGC, UEFA e FIFA". 

Scommesse, Fagioli e il blitz di maggio della polizia

"E' il 23 maggio, suona al citofono la polizia. È questo il momento esatto in cui comincia il caso scommesse". Il Corriere dello Sport ripercorre la vicenda legata al centrocampista della Juventus, Nicolò Fagioli tornando alla scorsa primavera, nelle ore successive alla penalizzazione subita dal club bianconero per il caso plusvalenze e l'infortunio riportato dallo stesso giocatore nella semifinale di Europa League contro il Siviglia (il 18 maggio si rompe la clavicola). "Gli inquirenti chiedono conto a Fagioli di un incontro, avvenuto nei giorni precedenti in un bar di Torino, con uno dei sospettati della maxi-inchiesta sulle scommesse condotta da Manuela Pedrotta, pm del gruppo terrorismo ed eversione dell’ordine pubblico. La squadra mobile, scandagliando i siti illegali, va alla ricerca delle possibili connessioni con la criminalità organizzata e il signor X, allibratore conosciuto in certi ambienti, è un elemento chiave. Quello stesso soggetto viene visto in compagnia del calciatore della Juventus. Per quale ragione?", scrive il CorSport.

Scommesse, Fagioli a maggio informa la Juventus e prende conti con la Procura Figc 

"Fagioli non nega nulla, tranne il tentativo di estorsione, e si dimostra subito collaborativo: «Ho scommesso» ammette, senza indugi, consegnando agli agenti il cellulare, il tablet e il pc. A quel punto, il 22enne si rende conto che il suo comportamento può avere pesanti ripercussioni in ambito sportivo e nelle ore immediatamente successive informa la Juventus, si rivolge a due legali e prende contatti con la procura della Figc, chiedendo un’audizione prima ancora che i magistrati di Torino trasmettano gli atti in Federcalcio. Gioca d’anticipo, con lucidità, nel momento di maggior caos. Poi scrive un messaggio su Instagram, di pancia, che molti in quei giorni spiegano con la voglia di reagire al brutto infortunio, ma che probabilmente nasconde un altro significato: «Ciò che non ti uccide, ti rende più forte»".

Il centrocampista della Juventus a fine maggio inizia a racontare la sua storia al procuratore federale Giuseppe Chiné. "Gli inquirenti – sia sportivi sia della magistratura ordinaria – lavorano sotto traccia e acquisiscono chat, screenshot, indirizzi IP e movimenti sospetti. Ed emerge un dato: il giocatore cresciuto nella NextGen bianconera avrebbe detto la verità, le sue ricostruzioni coincidono con gli elementi raccolti".

 

 

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