Investire su sport e inclusione, una visione necessaria

La disabilità può insegnarci che ognuno, se messo nelle giuste condizioni, può allenare ciò in cui pensa di dover migliorare

di Daniele Cassioli*
atleta paralimpica
Sport

Investire su sport e inclusione, una visione necessaria

La diversità rende il gruppo una squadra vincente ed è per questo che risulta strategico investire sull’inclusione; riguarda le disabilità e, più in generale, riguarda la capacità di un ambiente di valorizzare le diversità delle persone, rinunciando a stigmatizzare le differenze che, per fortuna, ci caratterizzano.

Per tale ragione il 3 dicembre è un giorno fertile per ragionare su questi temi, abbandonando i proclami formali e mettendo sul tavolo proposte e idee concrete. Penso alla scuola, il primo posto in cui si costruisce la società; tanti ragazzi e un manipolo di adulti spesso “buttati” in un’aula senza formazione, cura e, lasciatemi dire, rispetto. Insegnanti alle prese con una serie di criticità e mai gratificati sotto il profilo della propria crescita personale e professionale; genitori con aspettative alte alle prese con un contesto che spesso fatica ad ascoltare i bisogni delle famiglie che convivono con la disabilità.

L'inclusione al centro della scuola, del lavoro e dei giovani

Alla fine di questo percorso che spesso diviene odissea ci si dovrebbe affacciare al mondo del lavoro. Sapete che tantissimi disabili nemmeno lo cercano un lavoro? Abbiamo posizioni in categoria protetta (un termine che nel mondo ideale dovrebbe sparire) e abbiamo i protetti che non sono purtroppo preparati a questo salto, o almeno così ci dicono i dati.

Il risultato è che perdiamo persone potenzialmente competenti, si spende un sacco per assistere anche chi non ne ha così bisogno, e il mondo della disabilità diventa un agglomerato di BES o presunti tali. Ecco perché investire sull’inclusione è visionario e può anticipare diversi problemi, nonché avvicinarci a una soluzione che faccia bene a tutta la società.

Emergono dati sempre più preoccupanti in merito al disagio giovanile. Quello che forse più colpisce è il sensibile aumento di assunzione di psicofarmaci. L’inclusione può darci una mano anche in tali situazioni: l’aiuto del prossimo, imparare a empatizzare con le difficoltà altrui, sentirsi utile e cittadino attivo. E' questo che costituisce una strada concreta per fornire un senso al proprio essere e sfuggire a grosse problematiche psicologiche. Invece di stage in aziende in cui non si può fare niente per motivi assicurativi, organizzativi e via dicendo, mandiamo questi ragazzi a dare una mano alle società sportive e alle numerosissime associazioni rivolte alle disabilità presenti nel nostro paese.

Magari non insegniamo un lavoro, ma sicuramente educhiamo alla vita. In una società in cui conta la foto al traguardo, o meglio la situazione in cui noi ci esaltiamo per la foto al traguardo, diventa fondamentale il percorso che siamo disposti a intraprendere. La disabilità può insegnarci che ognuno, se messo nelle giuste condizioni, può allenare ciò in cui pensa di dover migliorare, giorno dopo giorno, ora dopo ora, proprio come l’atleta di alto livello che desidera diventare più forte a ogni allenamento. Allora alleniamoci all’inclusione.

*Presidente onorario Piramis onlus

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