Cose di Lavoro

Rivoluzione YOLO: perché la vita è troppo breve per fare il lavoro sbagliato

Leggevo di una recente indagine statistica sul mondo del lavoro e i cosiddetti “Millennials”, i giovani fra i 16 e i 36 anni, la generazione dei “nativi digitali”, quelli insomma che con lo smartphone e la tecnologia ci sono nati o comunque cresciuti.

Non mi interessa sottolineare il dato allarmistico secondo cui “il quadro è preoccupante. L’Italia è in ritardo rispetto all’occupazione dei giovani nelle aziende in altri Paesi (solo il 22% degli occupati sono millennials contro il 29% di UK).”

Che ci sia la crisi nel mondo del lavoro, che i dati sulla disoccupazione siano sempre altissimi, che le ricerche mostrino come per la prima volta nella storia del dopoguerra i 30-enni sono più poveri dei loro genitori, si sa.

Lo sappiamo e non possiamo negarlo.

La cosa interessante invece, è che nella ricerca in questione, alla domanda “cosa cerchi nel lavoro”, ben il 17 % degli intervistati ha detto “sviluppo, inteso come crescita personale”, seguito poi a ruota da “risultati (16%), l’aspetto economico (15%) e la sicurezza del lavoro (14%).”

E’ un dato confortante perchè mostra che il numero di persone che hanno capito che il lavoro su di sè, la formazione personale, il miglioramento delle proprie abitudini e attitudini è la chiave di volta per avere successo oggi. 

C’è poi un altro dato che mi ha colpita: “I giovani occupati sembrano non essere per niente soddisfatti del loro lavoro (il 29% di loro è scontento dell’attuale lavoro; il 44% è scontento della retribuzione inadeguata, 2 su 3 programmano di cambiare lavoro)”.

Questo secondo dato può essere letto in due modi. Il primo, quello che probabilmente piace ai conservatori-sputa-sentenze è che “questi giovani non si accontentano più di niente”.

Ma c’è un altro modo di vedere la situazione, a mio avviso, un modo che trovo molto più incoraggiante: i Sognatori, quelli veri e sani, stanno tornando alla carica! E questo, è bellissimo.

La generazione dei nuovi nati comincia a mostrare gli effetti della mutazione genetica che la crisi economica in cui stiamo stagnando da ormai più dieci anni deve invariabilmente portare chiunque, pena l’estinzione: se per i nostri genitori lavorare significava “portare a casa la pagnotta”, per le nuove generazioni lavorare e avere successo DEVE necessariamente portare con sè anche la Felicità, un senso di scopo e autorealizzazione. 

E sarà sempre di più così, perchè il mondo di oggi è “in crisi” rispetto ai vecchi modi di pensare, ma spalanca le porte a chi, invece, porta innovazione, entusiasmo, passione e creatività. Tutti ingredienti che è impossibile avere, se pensi a “portare a casa la pagnotta”. 

A confermare e rinforzare questa tendenza, stando a quanto riporta il New York Times in un articolo di qualche giorno fa, c’è un macroscopico movimento in corso che riguarda soprattutto i millennials.

“Qualcosa di strano sta accadendo ai millennials americani esausti. Dopo un anno trascorso curvo sui loro MacBook, sopportando videochiamate zoom tra le pagnotte a lievitazione naturale e le giostre Peloton, molti di loro stanno rovesciando le scacchiere accuratamente sistemate delle loro vite e decidono di rischiare tutto.

Alcuni stanno abbandonando lavori comodi e stabili per avviare una nuova attività, trasformare un hobby secondario in un lavoro a tempo pieno o finalmente lavorare su quella sceneggiatura chiusa in un cassetto da troppo tempo. Altri si fanno beffe della convocazione di ritorno in azienda dei loro capi e minacciano di lasciare il lavoro a meno che non siano autorizzati a lavorare dove e quando vogliono.

Sono incoraggiati dall'aumento dei tassi di vaccinazione e da un mercato del lavoro in ripresa. I loro conti bancari, ingrassati da un anno di risparmi casalinghi e prezzi delle attività in aumento, hanno aumentato la loro propensione al rischio. E mentre alcuni di loro stanno solo cambiando lavoro, altri stanno abbandonando del tutto il tapis roulant della carriera.

Se questo movimento ha un grido di battaglia, è "YOLO" (You Only Live Once)- "vivi una volta sola", un acronimo reso popolare dal rapper Drake dieci anni fa e da allora utilizzato da allegri amanti del rischio.

Per essere chiari: la pandemia non è finita e milioni di americani stanno ancora soffrendo per la perdita di posti di lavoro e di persone care. Non tutti possono permettersi di gettare al vento la prudenza. Ma per un numero crescente di persone con cuscini finanziari e competenze richieste, la paura e l'ansia dell'anno passato stanno cedendo il passo a un nuovo tipo di impavidità professionale.”

Viva i Millennials, dunque, e viva chi, come loro, ama mettersi in gioco, non si ferma fino a quando non ha raggiunto ciò che sognava e soprattutto, sceglie di non accontentarsi.

Perché come YOLO insegna, la vita è una ed è troppo breve per passarla a fare il lavoro sbagliato.

 

Erica Zuanon
Ingegnere, Content Strategist e Career Coach
www.azionelavoro.it