Lo sguardo libero
Erdogan e il linguaggio della verità di Draghi
La comunicazione "fact based" del premier italiano celebra la scelta giusta
“Non condivido assolutamente Erdogan. Con questi dittatori bisogna essere franchi”. Così il premier Mario Draghi ha commentato – suscitando la reazione di Ankara che ha convocato l’ambasciatore italiano - l’offesa e l’umiliazione che il presidente turco ha inflitto a Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea – e a tutte le donne del mondo - relegata su sofà nella sala del palazzo presidenziale della capitale turca, a differenza di Charles Michel, presidente del Consiglio Ue, fatto accomodare a fianco di Erdogan, entrambi su delle sedie.
Per completezza, visto l’ampio dibattito sull’episodio, si aggiunga che Michel non sembra aver avuto un comportamento irreprensibile. Al di là delle incomprensioni degli staff del cerimoniale, le differenze dell’ordine delle precedenze tra quelli nazionali e quello dell’Ue, i tre si sarebbero dovuti sedere uno a fianco dell’altro, con la von der Leyen di pari rango di Michel, dal momento che si trattava di una visita di Stato all’estero, mentre a Bruxelles il presidente del Consiglio Ue ha precedenza sulla commissaria. E comunque, in questo caso, bastava buon senso, poiché l’uomo non si siede lasciando la donna in piedi.
Per tornare a Draghi, definire Erdogan un dittatore dimostra come il linguaggio degli economisti è spesso autorevole e semplice come quello della letteratura e del giornalismo migliori (la storia è piena di banchieri bibliofili, appassionati di lettere e di arte, si pensi al romanzo La morte in banca di Giuseppe Pontiggia). A maggior ragione, come rappresentano i tanti McKinsey boys che fanno politica in tutto il mondo, la disciplina e il linguaggio manageriali si rivelano altrettanto efficaci. Malgrado il marketing, la comunicazione, le regole della negoziazione, un autentico manager conosce il principio che detta la decisione definitiva:“Alla fine la verità conviene sempre”. Solo in questo modo la scelta è quella giusta e porta il risultato migliore ossia vantaggi per tutte le parti in causa. Da tutto ciò sia l’Italia che alla lunga la Turchia trarranno giovamento.
È l’ennesima declinazione della strategia fact based privilegiata da Draghi, comunicare sulla base dei fatti – e ciò non è in contraddizione con la ricerca di Palazzo Chigi di un social media manager -. Così sorprende l’osservazione di Walter Veltroni sul Corriere della Sera di oggi, quando ricorda che, per bocca dei rispettivi leader, Regno Unito (Boris Johnson) e Usa (Joe Biden) hanno indicato date precise per la ripartenza (nel primo caso il 12 aprile riapriranno bar e ristoranti, nel secondo, il 4 luglio, giorno dell’Indipendenza, tornerà la normalità), mentre l’Italia non ha ancora stabilito un termine. Al giornalista che durante la conferenza stampa chiedeva al nostro presidente del Consiglio dei ministri una data certa, Draghi ha risposto: “Non lo so, perché ci stiamo lavorando”.