Lo sguardo libero

Il manager Draghi stigmatizza l’incompetenza della pubblica amministrazione

Di Ernesto Vergani

Il Governo punterà sulla sostenibilità e informerà sugli obiettivi fino al 2050

Tre sembrano essere le novità del discorso di Mario Draghi – che ha usato slogan efficaci come “Governo del Paese” e “spirito repubblicano del Paese” - tenuto di fronte al Senato per ottenerne la fiducia.  

1 – Non ci voleva tanto. Draghi è semplicemente un economista, un manager. Il suo intervento lo dimostra. È stato costellato di numeri, pochi, ma essenziali su tutti i temi che dovrà affrontare il suo Governo: sostenibilità e green economy, digitalizzazione, scuola, sanità, fisco. Ha detto che gli italiani devono ritrovare la fiducia nel futuro, come quella che avevano i nostri nonni. È ricorso al benchmarking, citando quanto fatto in tema di riforma del fisco dalla Danimarca. Ha ripetuto più volte che servono competenze, capacità di pianificare, programmare, accelerare, verificare e dimostrare i risultati. L’Unione europea non regala niente. I 209 miliardi del Recovery (82 a fondo perduto, 127 in crediti) non possono essere spesi a caso. Se il piano e gli step non sono rispettati, stop al flusso di denaro. Interessanti alcune novità programmatiche. Bisogna investire nella scuola. Anche in quelle tecniche, perché mancano tecnici digitali e ambientali. Giusto dire – anche se la verità può far male e per non scoraggiare tanti insegnanti che, ricorrendo al fai-da-te, hanno lavorato benissimo da remoto durante la pandemia – che la didattica a distanza non ha funzionato in particolare al Sud. Positivo investire nella medicina territoriale, anche grazie alla telemedicina. Si andrà in ospedale solo per le fasi acute.

2 – La grande accusa di Draghi – che passerà inosservata perché tocca un tabù - è che l’amministrazione pubblica non funziona. Soprattutto al Sud. Due citazioni del discorso: 1 – “Bisogna irrobustire le amministrazioni meridionali, anche guardando con attenzione all’esperienza di un passato che spesso ha deluso nella speranza”. 2 – “E’ necessario investire nella preparazione tecnica, legale ed economica dei funzionari pubblici”. Traduzione: lo Stato, la pubblica amministrazione, specialmente al Sud, non è produttiva. Draghi ha lavorato a Bruxelles e ha presieduto la Bce dal 2011 al 2019. Sa che l’amministrazione dell’Unione europea è efficiente. Basta sapere comunicare, interagire e seguire la traccia. Tuttavia, se uno non conosce l’inglese, non sa usare il computer e non sa nulla di pianificazione e controllo di gestione…

3 – Draghi ha parlato di lungo termine. Nei suoi piani il Governo dovrà indicare dove si vuole arrivare nel 2026 (quando terminerà Next Generation EU), ma anche a cosa punta nel 2030 e nel 2050, anno in cui Unione europea dovrebbe diventare a zero emissione di C02 e gas clima-alteranti. Ciò dimostra non solo il profilo da manager ed economista di Draghi, ma che egli è consapevole, come lo è l’Ue, che l’unica politica possibile è quella sostenibile, che tuteli le generazioni future, che pensi al bene non nostro, ma a quello dei nostri figli e dei nostri nipoti.

Fondamentale sarà la serietà, la responsabilità la professionalità di tutti, dai cittadini ai politici. Questi evitino di passare le giornate in televisione, lavorino come tutti, dalle 8:00 alle 20:00. In televisione ci vadano dalle 21:00 in avanti. Il Governo informi con comunicati semplici e in ore che facilitino il lavoro dei giornalisti (che non sono né amici né nemici della politica, ma semplicemente professionisti dell’informazione; diffondere un comunicato alle 23:30 non sta né in cielo né in terra).  Scelgano giornalisti seri e credibili. Non chi urla; non chi ospita al contempo politici e comici (sì invece, oltre che ovvio all’ironia, che è una delle caratteristiche dell’intelligenza, alla scritta “L’angolo del comico”, perché sia chiaro che quello è il momento dello scherzo); non chi non è giornalista.