Lo sguardo libero

Il nuovo libro di Pontiggia/ La scrittura del mio amico Peppo rivela la verità

Ernesto Vergani

Il volume raccoglie le lezioni del maestro pubblicate a metà degli anni 90 sulle riviste “Wimbledon” e “Sette”

Per chi come il sottoscritto ha avuto la fortuna di avere Giuseppe Pontiggia (1934-2003)  – “il Peppo” (uno dei miei tre maestri) – quale migliore amico di famiglia; con cui ho passato da adolescente, poi giovane uomo tante vacanze, partecipato con lui a cene memorabili con la mia famiglia e altri amici: Piero Bertolucci, Maurizio e Valeria Cucchi, Giovanni Raboni, Patrizia Valduga per citarne alcuni; persino  fatto un memorabile viaggio in auto Reggio Calabria-Milano, io alla guida della sua auto di famiglia, lui a fianco - il Peppo (da vero intellettuale) non guidava e la moglie Lucia Magnocavallo viaggiava col figlio Andrea sull’auto di un amico -  questo volume,  in libreria in questi giorni, di Giuseppe Pontiggia, “Per scrivere bene imparate a nuotare” (Mondadori, pagg. 187, euro 19), ridà energia alla fiamma del pensiero “immortale” (come proprio di chi ha un vero merito) e unico di Pontiggia.

Questo testo raccoglie le sue lezioni di scrittura pubblicate a metà degli anni 90 sulle riviste “Wimbledon” e “Sette”. Pontiggia fu anche il primo a tenere corsi di scrittura  in Italia, al Teatro Verdi di Milano, per dodici anni, dal 1985 al 1996. In questo libro c’è la sua idea di linguaggio e di stile. Peppo era fautore di una scrittura “autoritaria”, essenziale. Fondamentali  i suoi suggerimenti sull’uso dell’aggettivo e dell’avverbio. Da usare solo se arricchiscono, altrimenti ottengono l’effetto opposto. Era un maestro dell’uso dell’antitesi, dei parallelismi, dell’ossimoro, del paradosso. Il linguaggio per lui rivela la verità. Descriveva perfettamente le persone. L’ironia era parte della intelligenza e dell’intelletto. Qui sotto alcune sue frasi tratte dal libro. Ma prima ne ricordo altre, tra le tante impresse nella mia mente, che mi ha personalmente detto o ho sentito a tavola: “Per capire un avaro, bisogno moltiplicare i prezzi per tre”. “A continuare a leggerle, le parole fanno ridere”. “Quelli che dicono di esser nobili e son convinti di esserlo”. “La maggioranza delle persone recitano una parte”. “Se ti fai pagare poco, pensano che vali poco”. “Che cosa darei per vedere marciare una legione romana!”

Di seguito alcune frasi estrapolate da “Per scrivere bene imparate a nuotare” di Giuseppe Pontiggia (“il Peppo”).

<<Manzoni diceva che l’arte ha per scopo l’utile, per mezzo l’interessante e per oggetto il vero.>>

<<Valéry diceva che non c’è un solo genere che non si può accettare ed è il genere noioso.>>

<<Di solito gli uomini dicono sinceramente il falso. Basta sentirli parlare della loro sincerità, onestà eccetera. Non sono in malafede. Si ingannano sinceramente, oltre a ingannare gli altri, con il linguaggio più immediato, che è il linguaggio verbale.>>

<<Mi ricordo un interrogativo di Rilke, “Che cosa è mai la gloria se non la somma dei malintesi raccolti intorno a un gran nome?”>>

<<La retorica può consentire alla fine di essere spontanei.>>

<<Ars est celare artem.>>.

<<Una epidemia di colera, che si era diffusa a Napoli, aveva alla fine abbandonato la città, Biagi aveva commentato il suo esodo con queste tre frasi, che cito a memoria: “Il vibrione lascia Napoli. Gava resta. Se ne vanno sempre i migliori.”>>

<<La tradizione del cattivo gusto è più diffusa e tenace che quella del buon gusto, anche se si pensa il contrario.>>

<<Jules Renard, che aveva una idea ascetica dello stile, diceva che “cielo” è meglio di “cielo azzurro.”>>

<<Non c’è bisogno di risalire alla armonia dei contrari di Eraclito o alla coincidenza degli opposti di Nicola Cusano, per scoprire le implicazioni sapienziali dell’ossimoro.>>

<<Viene promosso a incredibile anche quello che è normale e alla fine è veramente incredibile solo chi usa questa parola.>