L’outing sulla malattia? Un’ auto-violazione della privacy
Gli uomini di potere tengono generalmente nascosto il male fino all’ultimo
Alcuni personaggi famosi, da Nadia Toffa a Gianluca Vialli, fanno outing circa la loro malattia. Ultimo della serie Mario Monti, che confessa in tv di vivere con un rene solo. Una benevola notizia, se non altro perché mostrarsi deboli è coraggioso. Si pensi, all’opposto, a come la maggioranza degli uomini di potere, per evitare il vuoto intorno a sé, tengono nascosto il male fino all’ultimo.
Tuttavia un simile outing, legittimo e liberissimo, con tutto il rispetto e la stima, appare incerto nelle ragioni, con l’esclusione della pratica medica: se un vip fa da testimonial alla cura, spinge altri ammalati a fare altrettanto.
A sorprendere di più è per così dire l’ auto-violazione della privacy da parte di chi ne avrebbe più bisogno e per questo è tutelato dalla legge. Il dubbio è che tale outing possa alimentare e al contempo essere condizionato dall’odierno sentimentalismo (nel senso antropologico e negativo del termine)… che sia, per intenderci, il corrispettivo dei pianti nelle trasmissioni televisive o degli applausi, degli striscioni e dei palloncini ai funerali.
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