Marchionne, quando il fine vita diventa notizia finanziaria
Dubbi anche a livello di etica professionale giornalistica
La dolorosa vicenda di Sergio Marchionne - manager formidabile - è un raro caso di informazione che per diversi giorni ha per oggetto sulle prime pagine dei giornali una persona non tanto perché muore, ma in quanto in una condizione di fine vita. Ciò essenzialmente per una ragione: quella finanziaria.
Così sorprende che i media non abbiano risposto alla domanda dell’uomo della strada: ma perché tutto questo spazio mediatico a un amministratore delegato in fin di vita? Soprattutto perché FCA ha avuto una simile fretta nel sostituirlo? La risposta è che giovedì Fiat Chrysler Automobiles presenterà il bilancio trimestrale agli analisti finanziari. Così si spiega anche la velocità con cui sono stati cambiati i vertici delle società del gruppo (Exor, Fca e Cnh Industrial). Scelta premiante perché i titoli in Borsa resistono alla speculazione.
Molto probabilmente Marchionne sapeva da tempo di essere ammalato e può essere stato lui stesso a dettare questi cambiamenti (un vero segno di potere, lo si dice non ironicamente, degno del Confucianesimo). Tutto ciò è inevitabile vista la globalizzazione dell’economia e delle finanza. Tuttavia è anche ragionevole porsi dei dubbi su come gli individui, le loro vita e morte, possano essere coinvolti in tali logiche. Dubbi anche a livello di etica professionale giornalistica. È noto, infatti, che i personaggi pubblici non possono essere violati nella privacy quando c’è di mezzo la malattia, ma in questo caso si è apre un nuovo scenario: malattia e informazione finanziaria.
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