Lo sguardo libero

Matteo Renzi direttore… intanto il giornalismo è in crisi

Di Ernesto Vergani

La professione perde sempre più credibilità

All’interno della stessa categoria c’è molta confusione

Il fatto che Matteo Renzi sia diventato il nuovo direttore del Riformista, prendendo il posto di Piero Sansonetti che passa all’Unità – entrambi i giornali sono di proprietà dell’imprenditore Alfredo Romeo – poteva essere l’occasione per riflettere su una funzione così essenziale per la democrazia. Non sembra essere così.

I quotidiani in edicola arrancano. Alcune testate storiche chiudono. Come distinguere l’informazione online di qualità da quella che non lo è, oltre le fake news? La professione è in crisi, mette tanti colleghi ai margini, spesso sottopagati. C’è tanta confusione dentro la categoria: giornalisti che si cancellano dall’albo per fare pubblicità e continuano a fare interviste in tv; giornalisti che urlano in studio – quando  regole deontologiche fondamentali sono la credibilità, la capacità di instaurare fiducia tra pubblico e stampa e il sostegno tra colleghi (il giornalista poco credibile indebolisce i colleghi, soprattutto i più deboli… “Perché dovrei pagarti bene?” è l’osservazione ricorrente); trasmissioni televisive che fanno inchieste con una redazione e conduttori non giornalisti. La gente non capisce: chi è il vero giornalista? È anche sicuro - si accolga la battuta (serietà e credibilità non escludono ironia e umorismo) - che in Italia ci sono 60 milioni di giornalisti e allenatori di calcio.