Lo sguardo libero
Perché la Russia sta perdendo la guerra con l’Ucraina
Di Ernesto Vergani
Putin ha trascinato il suo Paese in un conflitto disastroso, aggravato dalle sanzioni economiche e dall'isolamento internazionale
La guerra in Ucraina, scatenata da Vladimir Putin il 24 febbraio 2022, si sta rivelando un vero disastro per la Russia su più fronti. In questi giorni durante gli interventi all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, sia il presidente degli Stati Uniti Joe Biden che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky hanno affermato che la Russia sta già perdendo la guerra, evidenziando come il Cremlino si trovi sempre più isolato e incapace di raggiungere i suoi obiettivi iniziali.
Putin è chiaramente il responsabile dell'invasione, che ha provocato centinaia di migliaia di perdite tra le forze russe e ha danneggiato gravemente l'economia del Paese, complici anche le sanzioni occidentali. Nonostante le ambizioni iniziali di Mosca di conquistare rapidamente Kiev e occupare vaste aree dell'Ucraina, il Cremlino ha sottovalutato la determinazione degli ucraini nel difendere la loro terra e la loro democrazia. L'opposizione internazionale, specialmente da parte dell'Europa e della NATO, è cresciuta. Anche Paesi storicamente neutrali, come Finlandia e Svezia, hanno abbandonato la loro posizione per unirsi all'Alleanza Atlantica.
Putin è un dittatore che ha costruito il suo potere attraverso un sistema di repressione sottile e di controllo totale. Al potere dal 1999, con una serie di riforme costituzionali, ha consolidato la sua posizione di cui si è garantito il controllo almeno fino al 2036. Come altri dittatori della storia, a partire da Hitler, Putin sembra essere circondato da una cerchia di collaboratori che, pur di mantenere il proprio status, si sono completamente assuefatti alla sua visione distorta della realtà. Figure come Sergej Lavrov, Dmitrij Medvedev e Dmitrij Peskov, un tempo rispettate, sono oggi ridotte a portavoce di una propaganda che tenta di giustificare l'ingiustificabile. Si potrebbero immaginare come quei ministri di Nicolae Ceausescu, dittatore comunista della Romania dal 1965 al 1989, che venivano umiliati e costretti a imitare le scimmie, simbolo dell'obbedienza cieca e servile. Ceausescu fu alla fine giustiziato dal popolo durante la Rivoluzione romena del 1989, una fine simile a quella di molti altri dittatori, come Muammar Gheddafi, il leader libico che venne catturato e ucciso il 20 ottobre 2011 durante la guerra civile in Libia.
Non solo Putin ha devastato l'economia russa, ma, seguendo la regola di tutti i dittatori, si è anche arricchito personalmente, con un patrimonio stimato intorno ai 200 miliardi di dollari. Questa concentrazione di ricchezza è avvenuta a discapito della popolazione russa, che si è impoverita sempre di più, mentre una piccola cerchia di oligarchi e ricchi privilegiati ha prosperato.
Le libertà civili, come in tutte le dittature, sono state annullate, e le forze di sicurezza del regime agiscono con brutalità, come hanno dimostrato le proteste di massa per la morte dell'oppositore politico Alexey Navalny, avvenuta il 16 febbraio 2023, che scatenò proteste in tutto il Paese, represse con arresti e violenze.
L'Occidente, guidato dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea, ha risposto con forza all'aggressione russa, imponendo una serie di sanzioni economiche devastanti che hanno ulteriormente isolato la Russia. La visita di questi giorni della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen a Kiev ha simbolizzato il forte legame tra l'Europa e l'Ucraina, con l'intento di dimostrare il sostegno continuo e incondizionato dell'UE. Le sanzioni hanno colpito settori strategici dell'economia russa, dall'energia alle finanze, limitando l'accesso del Cremlino ai mercati internazionali e isolando Mosca economicamente. Questo isolamento ha compromesso gravemente la capacità della Russia di finanziare la sua guerra e ha indebolito la sua posizione globale.
Particolarmente ignobile della strategia di Putin è la sua decisione di mandare al fronte soprattutto giovani provenienti dalle province più remote della Russia, spesso poco istruiti e privi di mezzi per difendersi dall'arruolamento forzato. Con volo pindarico, questa vigliaccheria ricorda il ricorso agli "scudi umani" utilizzati in Libano e Gaza contro Israele, ossia il metodo impiegato dai terroristi di nascondere armi e combattenti tra i civili, all'interno di case, scuole e altri edifici residenziali, per poi lamentarsi delle inevitabili vittime innocenti. Nel frattempo, i russi delle città più grandi, che godono di migliori condizioni economiche e maggior accesso alle informazioni, restano in gran parte complici del regime, scegliendo di non ribellarsi, anche se è vero, come afferma Don Abbondio ne I Promessi Sposi: "Il coraggio, uno, se non ce l'ha, mica se lo può dare". Dall’altra parte, dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, migliaia di cittadini coraggiosi sono stati arrestati in Russia per aver protestato contro la guerra di Putin. Il regime ha imposto una censura che impedisce di utilizzare parole come "guerra", "invasione" o "attacco", sostituendole con termini propagandistici come "operazione difensiva”. Questa volontà di soffocare il dissenso conferma la natura antidemocratica e repressiva del regime di Putin, che ha condotto la Russia verso l'isolamento internazionale.
L'atteggiamento aggressivo della Russia in Ucraina e l’odio verso l’Occidente potrebbe far pensare, ancora con volo pindarico, all'odio di Hamas verso Israele. Non è così. La Russia è amica di Israele. Tutto si riduce alla follia di Putin, che ha trascinato il suo Paese in una guerra che non ha nessuna base logica o morale, ma solo il desiderio di espandere il proprio potere personale e territoriale. In nome di una "Grande Madre Russia" mitologica, che esiste solo nella sua mente, Putin sta infliggendo dolore e sofferenza a milioni di persone. Come accaduto in passato con altri dittatori, Putin nasconde la sua volontà di potere dietro pretese spirituali, ma le sue azioni dimostrano esattamente il contrario. Putin è sempre più isolato nel suo delirio di essere nel giusto, al punto da convincersi della sua stessa propaganda, simile a quanto accaduto a Hitler nella fase terminale del suo regime.
Dispiace osservare che l'Italia, pur avendo votato a favore della fornitura di armi all'Ucraina, non ha sostenuto il passaggio della risoluzione europea che avrebbe permesso a Kiev di usare quelle stesse armi anche per colpire obiettivi legittimi sul territorio russo. Mentre altri Paesi occidentali hanno deciso di sostenere pienamente l'Ucraina nel difendersi, l'Italia ha preferito mantenere una linea più prudente, che rischia di limitare l'efficacia dell'azione militare ucraina. È vero che la Costituzione italiana vieta il ricorso alla guerra per risolvere le controversie internazionali, ma la Costituzione non è incisa nelle tavole della legge di Mosè. Porre fine al delirio di Putin, come l'Italia si schiero contro Hitler e il nazi-fascismo, potrebbe essere un'occasione per rivalutare e cambiare la nostra Costituzione in nome della giustizia e della libertà.