Lo sguardo libero

Se Israele rinnega la democrazia

Di Ernesto Vergani

La riforma votata dalla Knesset toglie i poteri alla Corte suprema per darli al Governo

L’analogia tra i principi della democrazia e i quattro angeli di Giacobbe: misericordia, giustizia, verità e pace

La prima parte della riforma votata ieri dalla Knesset, l’Assemblea monocamerale legislativa israeliana, toglie i poteri alla Corte suprema per darli al Governo presieduto da Benjamin Netanyahu. La Corte non potrà bloccare provvedimenti “irragionevoli”, come fece quando si oppose al ministro dell’Economia accusato di frode fiscale e voluto dallo stesso Netanyahu.

Si tratta di un colpo alla democrazia, per giunta l’unica vera del Medio Oriente. Lo stesso presidente Usa Joe Biden – Washington destina a Gerusalemme quattro miliardi di aiuti militari l’anno - ha criticato questa decisione, che contraddice il principio della separazione dei tre poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario), alla base della democrazia.

È sorprendente che Israele, il popolo eletto, meno di 20 milioni di individui rispetto agli otto miliardi che popolano il pianeta, metà dei quali in Usa e Israele, odiato nella storia per la sua rarità e diversità (qualcuno scrisse: al pari dei nobili, rari e diversi… il popolo non sopporta la diversità…), rinneghi la democrazia che, nata in quel periodo miracoloso e irraggiungibile della storia dell’umanità quale l’Atene del V secolo prima di Cristo (l'età di Socrate, Pericle, Euripide, Erodoto...), via via ha preso consapevolezza e si  è  affermata alla luce della civiltà giudaico-cristiana, per arrivare, fortificata dal secolo dei Lumi (il Settecento), a essere la civiltà con la c maiuscola come la conosciamo oggi. Si pensi all’analogia tra i principi della democrazia e i quattro angeli di Giacobbe: misericordia, giustizia, verità e pace