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Btp, rendimenti in crescita? Un'arma a doppio taglio per il Tesoro: aumenta il rischio di un debito più pesante
Se l'Italia non intraprende un risanamento economico e finanziario, l'offerta di titoli di stato con rendimenti elevati potrebbe solo aumentare ulteriormente il debito. Parla Francesco Guarnieri, Senior Partner e fondatore dello studio legale Guarnieri &
Rendimenti più alti, gli italiani continuano a scommettere sui Btp: effetto domino sulle finanze pubbliche
Nuova emissione di Btp. Il Tesoro ha annunciato oggi i risultati delle aste di medio-lungo termine, che hanno riguardato quattro tipologie di BTP con scadenze a 3, 7, 10 e 15 anni, per un totale di oltre 8,2 miliardi di euro. I rendimenti sono in generale in crescita, ma la domanda resta solida, a conferma dell'interesse continuo degli investitori per i titoli di Stato italiani. Il regolamento per tutti i titoli emessi è previsto per il 15 novembre 2024. Affaritaliani.it ha approfondito il tema con Francesco Guarnieri, Senior Partner e fondatore dello studio legale Guarnieri & Partners.
Quali rischi comporta per il tesoro dover offrire rendimenti più alti sui BTp?
Mi preme sottolineare, innanzitutto, che gli italiani, da sempre, preferiscono investire in BTp. Questa tipologia d’investimento, seppur considerata sicura, non è priva di rischi. Infatti, titoli con scadenze molto lontane nel tempo tendono a offrire rendimenti più elevati, ma sono potenzialmente soggetti ad oscillazioni di prezzo e, soprattutto, nel lungo periodo, ci potrebbe essere il rischio di veder ridurre i propri rendimenti, se non addirittura ottenerne dei negativi, se l’inflazione, fenomeno che erode il potere d’acquisto e il valore dei risparmi, dovesse restare a livelli elevati nel medio lungo periodo.
Come viene influenzato l’interesse degli investitori dalle diverse scadenze dei BTp?
Proprio perché nell’immaginario collettivo i titoli di stato sono considerati investimenti sicuri, la propensione degli investitori, non istituzionali, ovvero privati, è quella di preferire scadenze medio lunghe. Come detto, BTp con scadenze più lunghe si fanno preferire da investitori che scommettono su livelli di inflazione decrescenti e che non considerano l’elevato indebitamento del settore pubblico italiano un fattore di rischio. In altre parole, pur consapevoli del fatto che i parametri di sostenibilità del debito pubblico potrebbero mutare nel tempo, questa tipologia di investitori privati non ritiene l’Italia un paese potenzialmente esposto ad un default, ovvero ad una condizione di incapacità di rimborso del proprio debito pubblico. Viceversa, quegli investitori che ritengono possibili ulteriori fenomeni di recessione dell’eurozona, condizione che causerebbe instabilità sulla tenuta del debito pubblico italiano, preferiranno investimenti di breve periodo.
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L’aumento dei rendimenti può rendere i BTp italiani più interessanti rispetto ad altri titoli europei?
Tale tendenza è in genere associata alla percezione che gli investitori hanno dell’emittente. In altre parole, se gli investitori si dimostrano più propensi ad accettare maggiori rischi per ottenere un po’ più di rendimento, allora questi tenderanno a preferire i BTp ad altri titoli europei. Secondo le stime, gli attuali BTp decennali rendono quattro volte di più di quelli emessi alla fine del 2021. Se l’analisi del rendimento si fermasse a questo dato, la scelta sarebbe obbligata e i BTp andrebbero sottoscritti senza se e senza ma. La questione è, però, più complessa e va analizzata tenendo conto dei livelli di inflazione osservati nel medesimo periodo di tempo. Investitori più prudenti tenderanno a effettuare un’analisi comparativa. Con questo approccio, critico, si potrebbe scoprire che il livello di rendimento, benché elevato rispetto ad altri titoli europei, potrebbe non essere sufficiente a contrastare l’impatto dell’inflazione sull’investimento.
Un ultimo elemento che in genere viene considerato dagli investitori è il differenziale tra i titoli di Stato italiani e tedeschi. Questi ultimi, infatti, sono presi a riferimento per l’eurozona. Un rialzo dello spread rappresenterebbe un rischio significativo per gli investitori esposti ai BTp.
In che modo questi nuovi rendimenti incideranno sul costo del debito pubblico italiano nel lungo periodo?
Investire in BTp significa acquistare strumenti che finanziano il debito pubblico dell’Italia in cambio di un rendimento nel tempo. Questa pratica è di fatto adottata da tutti i paesi dell’eurozona. Tuttavia, l’enormità del debito pubblico del nostro paese potrebbe risentire di tali rendimenti con un effetto domino proprio sulla tenuta delle finanze pubbliche. Alti rendimenti sono offerti in genere da emittenti scarsamente affidabili e questa condizione vale anche per l’Italia. Se si paragona l’indice di performance dei titoli di Stato italiani alla performance di altri emittenti si può facilmente constatare come la situazione appare alquanto compromessa per i BTp. A ottobre 2024, il debito pubblico italiano ha raggiunto un nuovo record, attestandosi a 2.868 miliardi di euro, con un aumento di circa 23,5 miliardi rispetto al mese di settembre. Certamente, l’assunzione di nuovo debito con la promessa di elevati rendimenti dovrà coincidere con un risanamento dei conti pubblici e un rilancio dell’economia italiana. In mancanza di queste condizioni, l’offerta di titoli di stato con elevati rendimenti causerebbe una stratificazione ulteriore del debito pubblico.
Quanto durerà questa crescita della domanda per i BTp data la situazione economica attuale?
Difficile a dirsi anche se la tendenza mostrata dai mercati negli ultimi anni è quella di scommettere sulla crescita economica dell’Italia come antidoto per rendere il debito pubblico più sostenibile e attrattivo. Se la condizione di crescita economica, associata al miglioramento del rating italiano e a un contenimento dello spread tra Btp e titoli di stato tedeschi dovessero realizzarsi anche negli anni a venire, allora c’è da aspettarsi ancora un buon interesse degli investitori, sia privati che istituzionali, per i Btp.