Cronache

Beirut quattro anni dopo l'esplosione al porto, rabbia e lacrime

 


Beirut, 5 ago. (askanews) - Domenica 4 agosto, la gente di Beirut si è riunita al porto per il quarto anniversario della spaventosa esplosione che devastò le strutture della capitale libanese. 220 morti, almeno 6500 feriti, ma nessuno è stato processato tantomeno condannato. La rabbia e il ricordo restano sanguinosi mentre Beirut teme in questi giorni anche lo scoppio della guerra per la crescente tensione fra Israele, Iran e Hezbollah libanesi."È come il primo giorno, pensiamo giorno e notte a nostro figlio, nostro nipote e il figlio di mio nipote, sono morti nella stessa casa"Alle 6.07 del pomeriggio, al momento dell'esplosione, le ambulanze e le imbarcazioni del porto hanno suonato le sirene. È stata la più grave esplosione non nucleare dei tempi moderni, e ha bloccato non solo il porto ma l'intera capitale libanese facendo crollare numerosi palazzi.Secondo le autorità, l'esplosione fu causata da un incendio in un magazzino dove era stato ammucchiato per anni un fertilizzante a base di nitrato di ammonio. Ma i cittadini restano senza risposte e senza giustizia.L'associazione dei familiari delle vittime punta il dito contro una serie di politici e funzionari di polizia che avrebbero ostacolato le indagini. Nel dicembre 2020 l'inquirente a capo dell'inchiesta aveva accusato di negligenza l'ex premier Hassan Diab e tre ex ministri, ma è stato rimosso. Sospetti si addensano anche su Hezbollah, il potente movimento filoiraniano."Sono passati quattro anni e non sappiamo chi ci ha ucciso. È vero che siamo vivi, ma siamo morti dentro e non torneremo in vita finché non sapremo chi ha causato l'esplosione e chi ha fatto morire bambini, madri, ragazzi"."Ho perso mia madre nello scoppio, all'età in cui avevo più bisogno di lei, ero una bambina. È un pezzo del mio cuore. Il mio dolore è immenso ma lotterò finché non avremo giustizia".